Abbiamo visto in occasione della ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma il nuovo terrificante film del maestro dell’orrore Eli Roth: The Green Inferno. Interpretato da Lorenza Izzo, Ariel Levy, Daryl Sabara, Kirby Bliss Blanton e Sky Ferreira The Green Inferno racconta la storia della studentessa modello Justine (Lorenza Izzo) che durante il suo primo anno di università conosce il bello e dannato Alejandro (Ariel Levy) , un ragazzo da sempre impegnato in attività umanitarie di ogni tipo. Colpita dal fascino delle iniziative di Alejandro e dalle terribili e selvagge abitudini di circoncisione femminile di alcuni popoli indigeni Justine decide di imbarcarsi in un pericoloso viaggio in Amazzonia per bloccare la distruzione di un villaggio ad opera di una ditta edilizia. Giunti in loco i giovani inizieranno le loro attività umanitarie ma un guasto aereo li confinerà nel terribile villaggio degli Yahes (popolo da sempre noto per le abitudini primitive e per gli atti di cannibalismo) dove Justine e i suoi amici scopriranno un nuovo lato dell’Amazzonia, un lato rappresentato da un solo semplice appellativo: The Green Inferno.
Durante la conferenza stampa di presentazione di The Green Inferno Eli Roth ci ha raccontato alcune chicche sulla lavorazione del film: Volevo girare un film totalmente folle. E’ stato fantastico lavorare in Amazzonia, li non c’è praticamente nulla, si vive immersi nella natura. Abbiamo girato tra persone che non avevano mai visto una telecamera e come primo film ho proiettato Cannibal Holocaust che è diventato il loro unico modello di cinema. A sporcarsi le mani (e non solo) la modella e attrice italo americana Lorenza Izzo: Non conoscevo questo genere di film prima di girare The Green Inferno, è un tipo di opere che ho scoperto grazie ad Eli. Ho imparato tantissimo da questa esperienza sul set, queste popolazioni hanno una vita molto più piena della nostra che va al di la della tecnologia e dei lussi tipicamente occidentali. Ma perché girare un remake o un aggiornamento di un classico del cinema splatter horror come Cannibal Holocaust? A rispondere ancora una volta Eli Roth: Adoro il cinema italiano, sono cresciuto con i film di Argento, Fulci, Bava, registi eccezionali nel rappresentare la violenza sul grande schermo. Ovviamente Cannibal Holocaust e Cannibal Ferox sono stati la mia primaria ispirazione, due film dotati di un realismo eccessivo, due opere talmente ben fatte da risultare quasi reali. Inoltre Deodato ha aperto nuovi generi ancora oggi ripresi dai registi americani come il mockumentary alla Cloverfield o Paranormal Activity…
Ispirato e dedicato al cult del cinema splatter horror Cannibal Holocaust (il secondo segmento si intitolava proprio come il film di Roth) The Green Inferno è un interessante e provocante esperimento di cinema di genere. Roth ripercorre le vicende del film di Ruggero Deodato riportandone il tema principale (la critica ai media, allora erano le tv qui sono i social networks) e l’ovvia truculenza, resa terrena da un uso di effetti speciali old school (ottimi i trucchi del maestro Gregory Nicotero) e dalla quasi totale assenza della fredda e apatica computer graphica. E’ raro rimanere veramente colpiti dalle scene di un film horror ma questo The Green Inferno mette a dura prova lo stomaco dei suoi spettatori rendendo l’atto di coprirsi gli occhi quasi un gesto involontario. I cannibali mangiano occhi, strappano pelle a morsi, sbudellano e cucinano i poveri malcapitati con la stessa naturalezza con cui trattiamo gli animali e questo fa riflettere. Inoltre Roth, come nei suoi precedenti film, rende i suoi protagonisti reali sottolineandone l’umanità attraverso alcuni atti naturali come dare di stomaco, avere problemi intestinali, smorzare la tensione attraverso atti sessuali o semplicemente avere urgenza di urinare. E ovviamente l’impatto emotivo nei confronti dello spettatore risulta enfatizzato perché è impossibile non identificarsi nei protagonisti della storia. A caratterizzare positivamente questo The Green Inferno oltre agli ottimi effetti speciali e ad una regia volutamente sporca e vicina ai tanto amati b-movie o addirittura z-movie possiamo citare anche l’iconico e sempre funzionale humor nero tarantiniano che aiuta a stemperare le immagini quasi intollerabili della pellicola. Ironico, violento, cult e divertente The Green Inferno conferma il talento di Roth ponendolo una volta e per tutte tra i registi horror piu talentuosi e personali della storia del cinema di genere.