Abbiamo visto in occasione della settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma il primo film a sorpresa del concorso: Back to 1942. Diretto da Feng Xiaogang e tratto dal romanzo di Liu Zhenyun Remembering 1942 il film narra la storia degli abitanti di Henan, una provincia cinese situata nella parte centrale della nazione. L’anno è ovviamente il 1942 e mentre la Cina è strenuamente impegnata in una disperata lotta contro il Giappone Henan viene colpita da una delle più dure carestie del secolo. Gli abitanti della provincia di Henan sono costretti a intraprendere un lunghissimo esodo volto a cercare cibo ma gli attacchi dei giapponesi sono terribili e i politici si lavano le mani delle problematiche del popolo. A supportare i poveri abitanti di Henan subentrerà un rampante giornalista americano del Time Magazine (Adrien Brody) intenzionato a portare la luce sulle drammatiche situazioni dei milioni di abitanti di Henan. Riuscirà a ottenere l’aiuto necessario o gli abitanti di Henan continueranno a morire uno ad uno di fame, freddo e malattie?

Dopo aver sperimentato tutti i generi cinematografici possibili e immaginabili Feng Xiaogang si lancia in una delle imprese più epiche mai prodotte in Cina, Back to 1942, un vero e proprio kolossal alla Via col vento costato la bellezza di ben 35 milioni di dollari che risulta riuscito solo in parte. Laddove la parte estetica convince pienamente lo spettatore (guerre, bombardamenti) grazie ad una messa in scena elegante, raffinata e (quasi) mai sopra le righe, la sfera emotiva risulta debole e decisamente poco coinvolgente. Nel corso degli oltre 150 minuti di proiezione il pubblico in sala vede tutti gli orrori della guerra, da bambine vendute per un mucchio di grano a neonati morti per freddo e mancanza di cibo, da violenze sulle donne a uccisioni di massa, eppure il distacco rimane sempre forte. Xiaogang ha concentrato tutta la sua attenzione nel rendere credibile e patinato il film dimenticandosi di far leva sull’aspetto umano dell’opera, il più importante visto l’obiettivo principale del regista di far luce su una vicenda storica tanto drammatica quanto ingiustamente sconosciuta. Inoltre pur essendo apprezzabile la scelta di coinvolgere in una produzione tutta cinese due premi Oscar del calibro di Adrien Brody e Tim Robbins risulta poi debole la caratterizzazione dei loro personaggi. Il prete interpretato da Tim Robbins è una macchietta senza senso, un bravo uomo che dispensa consigli (sentiti e risentiti) sulla presenza di Dio di cui non si sentiva proprio il bisogno ai fini della storyline principale. E il giornalista rappresentato da Adrien Brody è un personaggio di una banalità rara, il classico americano che cerca di cambiare il corso degli eventi attraverso il potere della parola e della stampa. In conclusione Backt to 1942 è un kolossal cinese costruito bene che con un pizzico di attenzione in più avrebbe potuto costituire la vera sorpresa di questa settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma ma che purtroppo rimane un prodotto debole e fine a se stesso. Il Trailer e non solo: