, diretto da Józef e Michal Skolimowski, in concorso alla settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma ha colpito critica e pubblico per la sua struttura narrativa particolare e per il suo linguaggio magnetico. Michal Skolimowsky ha incontrato la stampa all’Auditorium Parco della Musica nei giorni scorsi.
D: “Perché è stato attratto da esperienze esoteriche?”
Michal Skolimowski: “Io e mio fratello abbiamo letto tanti testi di psicologia e magia, che ci hanno interessato moltissimo per alcuni anni. Non ci interessava di per sé la magia nera, era un punto di partenza. Abbiamo cominciato a scrivere, così abbiamo buttato giù diverse idee. L’esistenza della magia, del mondo dei sogni diventava per noi sempre più vicina. Inoltre abbiamo cominciato a prendere nota dei nostri sogni, cercando di interpretarli, come faceva Jung.”
D: “Quando avete iniziato a fare cinema, che consiglio vi ha dato vostro padre (Jezy Skolimowsky n.d.r)? Al momento di scrivere la sceneggiatura, qual è stata la prima suggestione?”
M. Skolimowski: “L’idea del nostro primo film ci è venuta per caso, mentre camminavamo nei boschi. È stata come una coincidenza, mio fratello, riconsiderando le esperienze che avevamo avuto in estate, disse che avremmo potuto metterle insieme per fare un film. Abbiamo realizzato una prima struttura della sceneggiatura e nostro padre ci ha chiesto come avremmo potuto realizzarlo. Gli abbiamo chiesto solo i soldi per passare 3 o 4 settimane in un posto sul mare. Lui, oltre al denaro, ci ha procurato la telecamera, gli studi di post produzione, il resto lo abbiamo fatto noi . Il costo totale del film si aggira attorno ai 100 mila dollari. Per quello che riguarda i riferimenti letterari, il più grande è il Faust. I riferimenti all’esoterico nella nostra arte ci sono sempre. I nostri maestri cinematografici e culturali sono tantissimi: Antonioni, Fellini, Goethe, Dante, Sofocle, Kafka, Dostoevskij,Hemingway e tanti altri.”
D: “Ci dice come ha lavorato per creare i vari strati di nero, uno tra gli aspetti che rendono magnetico questo film?”
M. Skolimowski: “Abbiamo discusso del colore con un direttore della fotografia che fosse in sintonia con la nostra visione. Volevamo che il colore potenziasse una storia molto scura, in modo che mentre si assiste a qualcosa di molto negativo, pieno di male e di morte, si avesse piacere ad assistervi. Cercavamo proprio di arricchire questa esperienza. La luce è stata una delle cose principali su cui dovevamo preparare la nostra troupe, coinvolgendoli nelle idee che avevamo.”
D: “Con una struttura così complessa, il montaggio corrispondeva alla sceneggiatura iniziale?”
M. Skolimowski: “Dall’inizio il copione è stato cambiato molte volte. Abbiamo cambiato molto anche mentre giravamo. Alcuni cambiamenti sono stati necessari per questioni di tempo o soldi. È stato un processo lungo. Mio fratello ed io ci siamo occupati del montaggio, per quello che riguarda le idee, insieme al montatore che ha svolto il lavoro materiale.”