Da chansonnier sulle navi da crociera, a imprenditore di successo, arriva poi a diventare Premier, programmando già l’ascesa al Quirinale. Sembra la storia di un cittadino americano e invece, il nuovo documentario di Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella, narra le ragioni della discesa in campo del Cavaliere e quelle che hanno determinato, forse, la fine dell’era berlusconiana.
Attraverso le testimonianze di chi lo ha accompagnato dalla nascita di Forza Italia, facendone attivamente parte, fino a non riconoscersi più in quello che Berlusconi rappresentava, gli autori forniscono una ricostruzione onesta e chiara di ciò che è successo alla politica italiana dal post “Mani pulite” ad oggi. Vittorio Dotti, avvocato personale e amico di Silvio, Paolo Pillitteri ex sindaco di Milano, molto vicino a Craxi, Giuliano Ferrara e Paolo Guzzanti, entrambi diventati, dopo il periodo socialista e comunista, sostenitori del Cavaliere, sono solo alcuni degli intervistati, tutti accumunati dalla delusione per la mancata realizzazione del “sogno liberale”. Uno dei passaggi più divertenti ed esplicativi di questa delusione è il ricordo di Paolo Guzzanti di una delle prime visite ad Arcore, nel periodo in cui Forza Italia stava nascendo. Ebbene Berlusconi lo condusse al balcone e gli indicò sotto nel parco dei signori distinti, intenti a sorseggiare vino e passeggiare: “Vede Guzzanti, lì ho i miei liberali!”.
Le cause del consenso non sono così banali, come spesso si tende a concludere: non si tratta solo di rincoglionimento mediatico, certo, anche quello è servito, ma arriva dopo la costruzione dell’illusione liberale, a cui molti hanno creduto. Dei cambiamenti necessari per una rivoluzione liberale in Italia, Berlusconi non se n’è fatto minimamente carico. Fasanella e Durzi fanno capire, per mezzo delle testimonianze e di filmati di repertorio, come l’ex tre volte Presidente del Consiglio sia stato costretto, in un certo senso, alla “discesa in campo” dall’élite industriale italiana in un momento di grave instabilità politico-istituzionale, senza essere mosso dalla minima volontà politica. Un po’ fantoccio e un po’ carnefice della società e delle istituzioni politiche italiane, Berlusconi con le sue gaffe fa ancora ridere di gusto, forse perché ora il pericolo ci sembra lontano. Lo scopo ultimo del documentario però è quello di suscitare una riflessione su questa risata che dura da vent’anni e ha fregato tutti, oppositori compresi. S.B. Io lo conoscevo bene concorre per il Marc’Aurelio d’Oro nella sezione Prospettive Italia documentari del 7.Festival di Roma.