Musica jazz, latino, canti sufi, sonorità berbere, ritmi e riti dell’Africa nera, questo è il mix che fa del Festival Gnawa Musiques du monde di Essaouira, in Marocco, una kermesse musicale e culturale paragonabile alla Woodstock del’69, un evento che ormai da 15 anni scuote la quiete della splendida medina della città bianca, già patrimonio dell’Unesco (non a caso, di Essaouira si innamorarono Jimi Hendrix e Bob Marley), trasformandola in un ombelico del mondo per artisti provenienti da ogni parte del globo. Giunto alla 15esima edizione, quest’anno il festival si svolge dal 21 al 24 giugno, 4 giorni in cui i ”maestri Gnawa”, i maâlem Gnawa (o mo’allemun), probabilmente discendenti degli schiavi dell’Africa nera sub-sahariana, attraverso danze preghiere canti e strumenti tradizionali come il guembri, una sorta di liuto, le krakeb, nacchere in ferro, i sagat, crotali, fondono la loro cultura e il loro ipnotico linguaggio musicale con la musica jazz, reggae e world di artisti nazionali e internazionali, uniti da un unico spirito: condividere spazi ed emozioni in nome del linguaggio universale della musica.
Un’idea di universalità e multiculturalità perfettamente incarnata dalla storia stessa della città di Essaouira che oltre a berberi e cartaginesi, ha visto la presenza di diverse etnie, tra cui romani, portoghesi e arabi. Una città che profuma d’incenso e di acqua di fiori d’arancio al passaggio dei maâlem che, in colorati abiti tradizionali, inaugurano il festival con una famosa parata che si snoda in processione per i vicoli della medina fino alla piazza di Moulay Hassan. Il mistero che avvolge la cultura gnawa conferisce ai maestri un notevole carisma, hanno infatti un’antica fama di guaritori, maghi, guide spirituali, musicisti, praticano riti come la Lila, una cerimonia notturna per stabilire una sorta di dialogo tra il posseduto e i mluk, cioè gli spiriti che lo possiedono, accompagnata da canti dell’Oulad bambra che rievocano il Profeta Muhammad, e dalle spettacolari danze dei musicisti. Si dicono discendenti di Sidna Bilal, uno schiavo di origine etiope nato a La Mecca e compagno del Profeta, e vengono considerati il trait d’union tra il mondo terreno e quello soprannaturale abitato da spiriti chiamati jinn. Questo singolare patrimonio culturale si fonde quindi, ogni anno, con la musica internazionale che confluisce a Essaouira creando un’atmosfera da peace and love, tra il mistico e l’hippy.
Ma le cosiddette “fusions” avvengono anche tra maâlem e artisti marocchini contemporanei come nel caso dei Bob Maghrib che reinterpretano il repertorio del cantante giamaicano con strumenti tradizionali, o in quello di Maâlem Mohamed Kouyou e i musicisti della Mayara Band, che danno vita a un concerto davvero originale fondendo le sonorità gnawa con quelle della nuova scena musicale marocchina. Il festival si caratterizza anche per le Résidences, ovvero dei laboratori musicali in cui i maâlem collaborano con artisti internazionali che per meglio sperimentare nuovi generi musicali accanto ai loro maestri, sono stati invitati a trasferirsi a Essaouira prima dell’inizio del festival. E’ il caso di Maâlem Saïd Oughassal e Abdellah Akharraz con i Djembe New Style, un mix di guembri e percussioni mescolato a canti e danze. Straordinario prodotto delle Résidences è Maâlem Abdelkebir Merchane con il gruppo Querencia di New York, che propongono sonorità latine miste a jazz e musica gnawa. C’è poi Mix Up Maroc con Maâlem Hassan Boussou, il trio marsigliese elettrorock Nasser, e il rap del marocchino Komy, una résidence in partenariato con il festival Marsatac in Francia. Molto più spirituale quella dei musicisti Qawwali del Pakistan, Fareed Ayaz e Abu Mohammad con gli Issaoua di Meknès, accomunati dall’Islam e dai canti sufi. Tra gli artisti internazionali spiccano, per il jazz, il trio Sylvain Luc trio – Organic e il Trio Joachim Kühn Majid Bekkas, Ramon Lopez & Gnaoua di Salé, un gruppo jazz proveniente da Germania, Spagna, Marocco.
Da non dimenticare la splendida voce della cantante del Mali Oumou Sangaré , vincitrice lo scorso anno del Grammy Awards per la migliore collaborazione pop, dopo aver cantato la cover di Imagine di John Lennon, e che torna ad Essaouira per la 2a volta. Ma il festival di Essaouira, oltre a questo splendido scenario musicale, offre anche occasioni di dibattito attraverso due forum, “L’arbre à palabre” e ” Società in movimento, culture in libertà”. Il primo si svolge presso la sede dell’Alliance franco-marocaine d’Essaouira. Il termine indica il luogo in cui ci si riunisce nei villaggi per discutere di questioni politiche e sociali e in questa occasione gli artisti gnawa e gli ospiti internazionali si confrontano con il pubblico in un’atmosfera molto conviviale. Il secondo è la novità di quest’anno, uno spazio dedicato al confronto e al dialogo multiculturale con il sostegno del Consiglio nazionale dei diritti dell’uomo. Lo scopo è quello di riflettere sul ruolo socio-politico della musica, attraverso due tavole rotonde che vedranno la partecipazione di ministri, intellettuali, musicisti, giornalisti, attori, pittori che hanno scelto di parteciparvi per rafforzare l’idea che le espressioni artistiche e culturali possono salvaguardare i valori universali superando ogni ostacolo etnico, linguistico, geografico e politico.
(Fonte video: Euronews.com)