La vita di Nicola e Sara procede a gonfie vele: marito e moglie, hanno una bambina di sei anni ed entrambi un lavoro sicuro. La quiete familiare viene scossa quando Sara scopre di essere incinta di un secondo figlio e nonostante le iniziali rassicurazioni l’arrivo del nuovo nato rivoluziona drasticamente l’ambaradan domestico. Notti insonni, la crescente gelosia della sorella maggiore e una reciproca crisi di nervi rischia di condurre la coppia ad un punto di non ritorno e a niente valgono i consigli di amici e specialisti. I genitori dovranno cercare così di comprendere cosa non funzioni più nel loro rapporto e il modo di gestire la sempre più complessa situazione tra le quattro mura di casa prima che sia troppo tardi.
Figli – Tra il dire e il fare…
Dopo Mamma o Papà (2017), Paola Cortellesi è nuovamente al centro di una commedia incentrata sulla tematica genitoriale, seppur in questo caso con un approccio più in linea con i tempi incerti che sta attraversando il nostro stato sociale, soprattutto per ciò che concerne i ceti medio-bassi. Disponibile in esclusiva nel catalogo di Amazon Prime Video, Figli parte da uno spunto forse non originalissimo ma discretamente sfruttato dal punto di vista narrativo, con una varietà di atmosfere e soluzioni inedite per lo spesso monocorde panorama nostrano sull’argomento. Il secondo lavoro dietro la macchina da presa di Giuseppe Bonito, subentrato in corsa dopo la morte del regista e sceneggiatore Mattia Torre (autore anche del monologo alla base del tutto), è fresco e frizzante in diverse occasioni, con una lucidità di intenti solo parzialmente smussata da qualche congenita ingenuità tipica del cinema italiano contemporaneo.
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Figli – Accordi e disaccordi
Ed ecco allora dialoghi e battute prese pari passo da post e articoli diffusi sui social network e diatribe tra generazioni antitetiche: soluzioni furbe ma efficaci nel far colpo su uno spettatore non troppo smaliziato, che poi è anche il principale target di riferimento dell’operazione. La storia è divisa in otto capitoli che percorrono le varie fasi della crisi di coppia, tra flashback, situazioni surreali e gag a contornare il substrato drammatico caratterizzante il lento disgregarsi del tessuto coniugale e l’ora e mezzo di visione è la durata giusta, evitando tempi morti e inutili ridondanze.
Se in fase di sceneggiatura si trova quindi un’ispirata cernita su cosa mostrare e cosa no, stilisticamente Figli mette in campo una certa personalità, con sequenze su schermo bianco dal sapore onirico / metaforico riflettenti sull’eterogeneità delle diverse crisi di coppia e figure divine o nefaste a comparire in un paio di passaggi quali provvidenziali ammonitori dei protagonisti. Protagonisti che trovano ideale supporto dalle complementari performance della citata Cortellesi e di Valerio Mastandrea, abili pur al netto di qualche caduta di tono a imprimere sfumature ai relativi alter-ego. Perché se l’operazione non racconta nullo di effettivamente nuovo, le suggestioni dolce-amare e gli spunti di riflessione più verosimili della media la rendono una sorta di gradevole entità aliena nello spesso prevedibile ripetersi del filone.