Dopo la tiepida accoglienza ricevuta al Festival di Venezia 2015, il nuovo Equals di Drake Doremus arriva nelle sale italiane il prossimo 4 agosto. Il film, che vede protagonista la inedita coppia formata da Nicholas Hoult e Kristen Stewart, racconta di un futuro distopico in cui tutta la popolazione è stata trasformata in “equals”, personalità incapaci di provare emozioni e sentimenti, così da poter essere addomesticate e vivere al riparo dalle pulsioni che generalmente caratterizzano la vita umana. La diffusione di una nuova patologia, definita S.O.S, in grado di ridestare quei sentimenti repressi, minaccia però i precari equilibri di questa società anaffettiva, e per questo necessita di essere debellata una volta per tutta, anche a costo della soppressione fisica di chi ne è affetto. È in questo inquietante scenario che matura la relazione fra Silas e Nia, un amore che paradossalmente può vivere solo attraverso la patologia, e che in tutti i modi deve scappare dalla propria “cura” per poter sopravvivere.
La patologia delle emozioni
Tutti gli abitanti di questa “collettività” sono destinati alla malattia. Una malattia inevitabile, inspiegabile dal punto di vista medico e scientifico, bensì intrinseca nel meccanismo della società stessa. In un futuro che ha sconfitto grazie al progresso tecnologico persino il cancro, la sola malattia ancora da eradicare definitivamente è quella delle emozioni, come se il briciolo di umanità rimasto in ognuno di questi “equals”, dopo anni e anni di trattamenti per renderli automi, si ribellasse decidendo di restituire nuovamente i sentimenti a chi li aveva per sempre perduti. È questa la angosciante intuizione del film diretto da Doremus: la patologia non è un semplice aspetto della vita, bensì è ciò che ci rende effettivamente vivi. Una tematica forse non affrontata nella maniera adeguata per lasciare spazio al lato più romantico del film, affogato però dal classico cliché dell’amore proibito e ostacolato. Kristen Stewart e Nicholas Hoult sembrano essere i personaggi fisiognomicamente perfetti per il setting della pellicola: gli occhi glaciali di lui e la freddezza quasi palpabile del viso di lei si uniformano perfettamente con la desolazione e la bianca aridità della struttura che li ospita.
La telecamera indugia su lunghi primi piani e sugli occhi vitrei dei due protagonisti, in grado di fuggire dal vuoto che li circonda solo rifugiandosi in clandestini sguardi reciproci. La fusione dei corpi, il contatto con quella carne sempre coperta dalle uniformi, è reso possibile da un sentimento così forte da superare la distinzione fra sessi e generi, non solo attrazione sensuale ma necessità di ribellione e libertà. È per questo che la scelta dei due attori risulta quanto mai riuscita: il “maschio”, incarnato nella pelle liscia e poco virile di Silas, e la “femmina”, rappresentata dalla bellezza androgina di Nia, sono praticamente indistinguibili da un punto di vista sessuale. Ancora una volta il sentimento (non semplice amore, ma la necessità di trarre forza dal legame con altre persone) è il solo modo per sopravvivere in una società che non si limita a spingere al suicidio (come spesso accade in quella contemporanea che viviamo tutti i giorni), bensì lo incoraggia e lo consiglia come unica soluzione alle proprie sofferenze e difficoltà.
I limiti di una fantascienza per teenager
Quello della fantascienza adulta è però un genere difficile e ricco di insidie, e necessita di una lucidità di pensiero e di una abilità narrativa particolari per essere davvero efficace. Dopo esempi eccellenti come il toccante (ma allo stesso tempo inquietante e disarmante) Her di Spike Jonze, o il sottovalutato The Zero Theorem del genio visionario di Terry Gilliam, era difficile riuscire a rivaleggiare con nomi tanto altisonanti (e con opere tanto complesse e sfaccettate). Purtroppo questo Equals, nonostante tutte le buone premesse e lo sforzo innegabile dei due attori protagonisti, rimane rinchiuso nella sua gabbia di prodotto per teenager, mai davvero adulto e mai davvero in grado di suscitare riflessioni profonde sulle tematiche affrontate. Persino la stessa estetica della pellicola, il minimalismo con cui viene rappresentata la totale omologazione dei personaggi, non inventa nulla dal punto di vista visivo, ma ripesca da un immaginario già ampiamente proposto e sviscerato. Nonostante ciò, Equals è un prodotto in grado di poter far breccia tra il pubblico più giovane (anche grazie alla presenza dei due teen-idol protagonisti), e di rappresentare uno stimolo alla visione di prodotti magari più maturi e riusciti. Difficilmente invece chi mastica con regolarità questo tipo di fantascienza riuscirà a trovare spunti di grande interesse.