Dopo aver diretto Jennifer Lopez nel thriller The Cell – La Cellula e aver conquistato critica e pubblico con il suo Biancaneve visionario, in cui Julia Roberts interpreta una imperdibile strega cattiva, il regista indiano Tarsem Singh torna sul grande schermo con una storia di fantascienza, Selfless. Nelle sale italiane dal 10 Settembre, il film scritto da Alex e David Pastor riflette sul tema della vita e la morte in un futuro prossimo in cui potrebbero esistere nuove possibilità per vivere di più…ma a quale prezzo? Ben Kingsley interpreta un uomo d’affari miliardario ed egocentrico con un attico a New York e una figlia che non desidera avere nessun rapporto con lui. Quando si ammala di cancro, decide di sottoporsi ad una terapia medica radicale che elimina il virus grazie ad una nuova tecnologia alquanto costosa. Si tratta dello “shedding”, un mezzo che lo aiuterà a guadagnare tempo e vivere ancora, ma con un altro corpo, un altro viso e un’altra identità, con la quale dovrà presto fare i conti. Se vi proponessero di vivere in eterno dicendo addio a voi stessi e ai vostri cari legati alla vita precedente, accettereste?
Pur scegliendo un registro sci-fi, Singh si fa sedurre più dall’aspetto morale di determinate scelte che il suo protagonista deve affrontare. La sceneggiatura lascia spazio alle emozioni e ai sentimenti delle relazioni umane e ad un confronto intimo, affrontando solo superficialmente i dettagli tecnici e scientifici dell’operazione che rende possibile l’impossibile e cerca di dare la risposta ad una domanda molto diffusa tra gli esseri umani: “con i soldi si può comprare l’immortalità?” Pertanto Selfless risulta più un film d’azione con tratti surreali, dove la fantascienza fa da sfondo ad una storia coinvolgente ed intrigante intorno al tema della morte. Ryan Reynolds e Ben Kingsley convincono nei diversi ruoli e insieme, creando una buona alchimia che dona un ritmo dinamico al film. Il regista non trascura nulla, dal montaggio all’estetica moderna, dai personaggi alle inquadrature eleganti e ricche di dettagli utili alla narrazione. Facile il richiamo al precedente Looper di Rian Johnson in cui Bruce Willis e Joseph Gordon Levitt erano i due volti dello stesso personaggio tra passato e futuro. Come in quel caso anche in Sefless la formula funziona e riesce a confezionare un film che intrattiene, diverte e lancia spunti di riflessione interessanti.
E’ un thriller intimista con un’impronta soprannaturale, ma la firma di Tarsem Singh è quel qualcosa in più che lo tiene lontano dagli altri film di fantascienza sul mercato. Alla base in fondo c’è il mistero della reincarnazione che, essendo indiano, come ha sottolineato Kingsley in un’intervista lo rende “il regista perfetto perchè questo fa parte della sua cultura, tanto da essere un principio, un “credo”, mentre a noi occidentali sembra tanto strano.” Selfless è un film di fantascienza con una sua spiritualità, mentre confonde con l’azione, gli inseguimenti e scontri corpo a corpo che lo rendono un perfetto blockbuster. Intrattenimento per tutti, piacevole rivelazione per alcuni.
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