C’era una volta M. Night Shyamalan. Un autore che, dopo una serie di opere minori, trovò il coraggio di de-costruire l’horror con alcune delle pellicole più iconiche degli ultimi venti anni.
Il sesto senso, Unbreakable e The Visit rappresentano l’essenza di Split, il film scritto e diretto sotto la supervisione di Jason Blum, il produttore di cult del genere come Insidious e Unfriended. Un thriller low-budget sviluppato su un uomo (James McAvoy) contraddistinto da ventitré personalità in conflitto tra di loro.
Dominato dall’identità killer, Kevin imprigiona tre adolescenti per offrirle in sacrificio alla ventiquattresima identità, pronta a esplodere in un tripudio di orrore.
Un thriller claustrofobico
Schiacciato dal peso de Il sesto senso, M. Night Shyamalan non ha più replicato le inquietudini e le ambizioni del cult con Bruce Willis. A venti anni di distanza dalla iconica ghost-story nominata ai premi Oscar 2000, Shyamalan ha sperimentato la settima arte in tutte le sue forme, dall’alien-movie Signs e il disaster movie E venne il giorno fino al fantasy L’ultimo dominatore dell’aria e il kolossal After Earth. Una serie di flop che hanno inserito Il sesto senso tra i pochi capolavori di una carriera ricca di B-movie.
In soccorso della geniale natura autoriale di M. Night Shyamalan è subentrato il produttore Jason Blum che gli ha commissionato The Visit, la tipologia di thriller che ci aspettiamo (in senso positivo) dal regista di Unbreakable – Il predestinato. Un meccanismo hitchockiano che ritroviamo in Split, un thriller claustrofobico scritto e diretto per accattivare i gusti del pubblico. Dalla trama semplice ed efficace alla scelta di un protagonista perfetto nelle sue ventiquattro personalità, il team Blum/Shyamalan costruisce la tensione con intelligenza e furbizia.
Pochi suoni ed effetti speciali basic accompagnano le tre protagoniste, dominate dalla eccellente Anya Taylor-Joy di The Witch (che tiene testa nella finzione e nella realtà allo straordinario James McAvoy), nell’orrore mentale di Kevin. Shyamalan gioca con la psicologia dello spettatore ma l’ingranaggio non funziona come dovrebbe…
Shyamalan imita Shyamalan
Qual è il potere del nostro cervello? E soprattutto il pensiero può condizionare la materia? Parlando di psicologia e mente umana Shyamalan gioca in territorio amico ma non fa goal! Se The Visit ci sorprende attraverso l’unico epilogo a cui non avevamo pensato, Split non mantiene le alte aspettative poste nel corso della pellicola.
Condizionati dalla struttura narrativa di Shyamalan, ci aspettiamo il finale a effetto. Un momento topico che attendiamo sicuri che, in un modo o in un altro, resteremo vittime della psicologia di un autore in grado di tramutare l’ovvio in straordinario. Eppure Split, anticipato da un trailer fin troppo rivelatorio, risulta costruito per impressionare lo spettatore. La sensazione è che Shyamalan sia rimasto incastrato nella sua stessa trappola, vittima di un gioco di magia riuscito solo in parte. Una fragilità che rende Split un thriller privo di quel barlume di genialità che abbiamo amato in The Visit.
Split è Shyamalan che imita Shyamalan, un horror psicologico che ripete in modo macchinoso gli indimenticabili brividi lungo la schiena de Il sesto senso, Unbreakable e The Village.
Split verrà distribuito dalla Universal Pictures nei cinema italiani il 26 gennaio 2017.