“Con grande difficoltà ricordo quando sono nato. Tutti gli eventi di quel momento sono confusi e indistinti”. Chi parla non è Victor Frankenstein, lo scienziato del capolavoro letterario di Mary Shelley ma la sua creatura che, dopo innumerevoli trasposizioni cinematografiche, diventa l’assoluta protagonista di una versione inedita della storia. Stiamo parlando di Frankenstein, l’opera firmata da un regista che di horror se ne intende, Bernard Rose; l’autore di Candyman torna al cinema di genere con un adattamento in chiave moderna del racconto della Shelley ambientato nella Los Angeles dei giorni di oggi. In questa versione della storia Frankenstein è il frutto di una moderna stampante 3D guidata da due folli scienziati convinti di essere Dio. Ma, come già anticipato, a Lambert importa pochissimo del celebre Victor Frankenstein e di sua moglie, interpretati da Danny Huston e Carrie-Anne Moss. Il punto di vista è quello della creatura che, dopo essersi trasformata in un mostro ripugnante, affronta gli orrori di una società impossibilitata a capire chiunque sia diverso.
Dopo James Whale, Kenneth Branagh e Paul McGuigan, il britannico Bernard Rose, trasponendo in versione indie l’immortale storia di Mary Shelley, costruisce un film completamente diverso da tutto quello che abbiamo visto dal 1930 a oggi. Raccontare l’orrore, la sofferenza, la disperazione della creatura più malinconica della letteratura mondiale dal punto di vista del mostro è interessante e originale, ma la messa in scena caotica, il ritmo lento e la sceneggiatura debole non sono totalmente convincenti. Dopo un prologo efficace, Frankenstein si trasforma in una scoperta da parte del “mostro” degli orrori della quotidianità; un viaggio drammatico vissuto sulle spalle del giovane attore australiano Xavier Samuel (già visto nel cult horror The Loved Ones) che, supportato da attori feticcio di Rose come Danny Huston e Tony Todd (qui nei panni di un barbone cieco), dà nuovo smalto a una creatura precedentemente interpretata da grandi nomi come Boris Karloff e Robert De Niro. Il make-up di Randy Westgate, estremo ma mai sopra le righe, è convincente e qualche intenso momento splatter avvicina l’opera al genere horror gotico da cui proviene. Frankenstein è così un’opera imperfetta ma originale che, indagando attraverso gli occhi del mostro il destino dell’uomo, regala una versione indie di una storia immortale come la creatura che le dà il nome.
Frankenstein verrà distribuito da Barter Entertainment in tutti i cinema il 17 Marzo 2016.
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