Il prossimo 11 Marzo 2011 arriva nelle sale italiane “Gangor”, un film impegnato ed elegantemente incisivo, per la regia di Italo Spinelli.
Racconta la realtà scomoda di un’India lontana dal brulicare di vita e commercio che si respira nelle grandi città come Bombay, attraverso Upin, un fotoreporter di Calcutta interpretato da Adil Hussain, che si reca a Purulia per realizzare un servizio sulle donne tribali del posto.
Seguendo i loro spostamenti dalle povere abitazioni ai luoghi di lavoro, e, facendo varie domande a quelle di loro disponibili a raccontare la loro storia, Upin scopre la triste condizione di vita in cui sono rilegate e vuole catturare tutto questo con la sua macchina fotografica, inseparabile compagna. Tra le foto scattate, una in particolare viene pubblicata in prima pagina, scatenando delle reazioni inaspettate nel povero villaggio di Gangor , la donna tribale molto bella ritratta nella foto in questione mentre allatta il suo bambino. Upin rimane profondamente colpito da questa donna, ma invece di aiutarla e far conoscere al mondo la triste condizione delle donne come lei, sfruttate, violentate e maltrattate, provoca l’effetto contrario, rovinandole la vita.
Infatti quella foto crea uno scandalo, poiché è appena visibile il seno femminile, in una società ancora immatura e bigotta, nonché profondamente ignorante. Cominciano a nascere cortei di protesta femminili, ma Gangor perde tutto quel poco che aveva e scompare, mentre Upin la cerca ovunque mentre viene risucchiato dalla macina dei sensi di colpa. Il regista italiano Italo Spinelli, esperto dell’India e del cinema asiatico in generale, dopo circa venticinque anni a contatto con questo paese, si è trovato tra le mani la storia giusta da raccontare sul grande schermo, colpito dal libro di successo di Mahasweta Devi, intitolato “Choli ke Pichhe”.
La scrittrice Devi ha sempre trattato le problematiche legate al mondo femminile indiane, e anche in questa storia parte da una famosa canzone popolare per raccontare la storia di una parte di India buia e abbandonata a se stessa, vittima dell’analfabetismo, della povertà e della violenza. Il film ha un buon ritmo che permette allo spettatore di seguire la storia con interesse e coinvolgimento, anche per il giusto montaggio di scene dinamiche con altre più riflessive e documentaristiche.
Infatti, si notano vere e proprie parti documentaristiche, come le reali interviste iniziali ad alcune donne vittime di violenza e l’intento del regista di relazionare la realtà con la drammaturgia della storia, portando sullo schermo una storia attuale e vera. Incredibile come viene ritratto bene un paese da un regista straniero, che in fondo non racconta l’India vista da un italiano, ma analizza il problema dall’interno anche grazie ad un cast e una troupe completamente indiana, a parte qualche produzione e il direttore della fotografia Onorato.
“Gangor” è un film coraggioso, in questo panorama di cinema italiano caratterizzato per lo più da commedie e film comico demenziali. Vi consiglio di dedicare un’ora e mezza del vostro tempo per andare a vedere questo lungometraggio ben fatto, che riesce a raccontare delle tematiche crude e ruvide con un’elegante delicatezza che arriva al cuore, anche grazie all’interpretazione dolce e amara della protagonista Priyanka Bose.