Gemini Man | La recensione del film di Ang Lee

Henry Brogan, un ex cecchino della DIA (Defense Intelligence Agency), ha intenzione di ritirarsi dopo il suo ultimo incarico: stanco di uccidere, il protagonista vuole ritirarsi a vita privata. L’uomo ritrova il vecchio amico Jack e questi gli rivela come la sua ultima vittima fosse in realtà un uomo innocente. Henry, da sempre convinto che gli obiettivi appartenessero a ranghi criminali e che le sue abilità servissero a proteggere la nazione da potenziali terroristi, comincia a farsi delle domande sull’agenzia e chiede di poter incontrare l’informatore a conoscenza dei fatti. Ma qualcuno ai piani alti sta già tramando contro di lui e con il prezioso aiuto della bella Danny – un’agente inviata a controllarlo – e del sodale collega conosciuto come il Barone, Henry si troverà a svelare un complotto nel quale dovrà affrontare un’inaspettata nemesi.

Gemini Man – Due per uno

will smith
Will Smith

Nelle due ore di visione si respirano atmosfere anni ’90, filtrate attraverso uno sguardo moderno che si affida all’innovazione tecnologica per ricercare un’idea di blockbuster al passo coi tempi. Gemini Man – disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video – vive proprio su questo netto, a tratti stridente, contrasto che a lungo andare finisce per penalizzare quanto di buono contenuto nell’idea dietro al progetto. E non è un caso che le il concept originario fosse in cantiere da oltre vent’anni, rimasto così a lungo nel cassetto per via degli ostacoli tecnologici che oggi sono stati finalmente sorpassati: dopo che vari attori di serie A sono stati accostati al ruolo del protagonista, la scelta è infine ricaduta su Will Smith, attore che ha sempre puntato sul proprio ego in maniera marcata.

Quindi una scelta particolarmente ideale per la parte, visto che il Nostro deve affrontare una versione più giovane di se stesso – come già trailer e locandine avevano ampiamente spoilerato – in una sorta di rivisitazione del tema del doppio che il cinema di genere ha spesso sfruttato. Come in una sorta di Looper (2012) ma con lo stesso interprete a vestire i due volti della stessa medaglia, in una scelta potenzialmente ricca di spunti ma non sempre incisiva come auspicabile.

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Gemini Man – Un gioco di contrasti

mary elizabeth winstead
Mary Elizabeth Winstead

La sfida Smith vs. Smith risulta infatti priva del necessario substrato emotivo, con il Will imberbe credibile dal punto di vista estetico ma privato, per volute scelte di scrittura, di ulteriori sfumature di sorta. Non aiutano poi dei dialoghi inverosimili e involontariamente ridicoli, con scambi di battute di una banalità sconcertante a caratterizzare il complesso legame tra i due e la accentuata caratterizzazione del villain di un comunque volitivo Clive Owen, mentre la gradevole auto-ironia di contorno ben si confà all’impianto ludico generale.

E dal punto di vista del mero spettacolo Gemini Man se la cava più che discretamente, con un notevole cambio di ambientazioni tra vari angoli del mondo a far da variopinto palcoscenico alle avvincenti scorribande action: dal lungo inseguimento su due ruote tra le stradine di Cartagena, in Colombia, all’esplosiva resa dei conti finale, il regista Ang Lee si conferma un maestro nella cura delle immagini e l’impatto action si rivela avvincente e convincente. Un peccato che le innovazioni in ambito visivo non vadano di pari passo con una sceneggiatura sospesa tra due epoche e che non trova una propria identità, come confermato anche dal forzato e telefonato colpo di scena che precede il definitivo epilogo a tarallucci e vino.

Gemini Man | La recensione del film di Ang Lee
2.8 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora