Dal 28 Febbraio al 21 Giugno 2015 il Complesso del Vittoriano, a Roma, ospiterà la grande mostra “Giorgio Morandi” (1890-1964). L’esposizione, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, si avvale del patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo ed è realizzata in collaborazione con Regione Lazio, Roma Capitale, Camera di Commercio di Roma e Istituto per la storia del Risorgimento italiano. Affidata a Maria Cristina Bandera, direttrice della Fondazione Longhi e specialista di Morandi a cui si devono le ultime grandi mostre internazionali (New York, Metropolitan Museum, 2008; Bologna, MAMbo, 2009; Lugano, Museo d’Arte della Città, 2012; Bruxelles, Bozar, 2013), la cospicua mole di opere ripercorrerà l’intero cammino dell’artista.
La mostra si propone di delineare e presentare la modernità e il personalissimo percorso dell’artista bolognose con i suoi motivi, sempre ripetuti ma sempre costantemente rinnovati: nature morte, paesaggi e fiori. Morandi si concentra, infatti, su pochi temi consueti, motivando così la sua decisione: “Gli stessi titoli che ho scelto per queste opere sono convenzionali, come Natura morta, Fiori o Paesaggio, senza alcuna allusione alla bizzarria o a un mondo irreale“. Temi che, per la presa di distanza dal narrativo e dai dati naturalistici, fanno della sua arte che travalica la contingenza per divenire universale, in adesione alla finalità ultima espressa dall’artista: “Toccare il fondo, l’essenza delle cose“. Si percepiscono due aspetti fondamentali: in primo luogo, si ha la testimonianza di un cammino solitario e dell’unicità del suo percorso artistico nel panaroma novecentesco; l’altro aspetto che colpisce e affascina riguarda l’evoluzione dell’arte di Giorgio Morandi. Un cammino fatto di ostinate conquiste, di piccoli e impercettibili passi verso un ideale di pittura sempre più puro, intenso e vivo. Risulta difficile trovare , nella storia dell’arte dell’ultimo secolo, una figura altrettanto libera dagli schemi e lontana da mode e clamore come quella di questo pittore. Ad apprezzarlo anche i coniugi Obama che hanno abbellito la Casa Bianca con una delle sue opere di natura morta. Insomma: un’artista di fame internazionale.
“Una bellissima stagione per la nostra pittura, classica e all’avanguardia nello stesso tempo, a testimonianza di una ricchezza culturale che poche altre nazioni possono vantare” dice il Sindaco di Roma, Ignazio Marino.
Il successo internazionale attestato dal premio per la pittura ottenuto alla Biennale di San Paolo del Brasile del 1957, precedendo Marc Chagall e l’interesse crescente per la sua pittura da parte di importanti collezionisti si riverbera nella presenza di sue opere nei set della “Dolce Vita” di Federico Fellini nel 1960 e de “La notte” di Michelangelo Antonioni nel 1961. Da questo momento, la sua capacità di “abitare il Tempo” è testimoniata, tra gli altri, dagli scritti di Pier Paolo Pasolini, Paul Auster, Don De Lillo e dalle parole dell’artista Giulio Paolini, che nel suo testo scrive: “Un quadro di Morandi è piuttosto un “quadrante” che registra e riferisce le ore, la luce e le ombre di ogni giorno, posate sugli oggetti che di quel tal giorno si fanno muti ma sapienti testimoni tra le pareti silenziose del suo studio”.
Di un “miracolo della condivisione di un sogno” parla il regista Ferzan Ozpetek, osservando come la naturalezza quotidiana degli oggetti o dei brani di paesaggio di Morandi divenga “universale” e si trasformi “in una cosa nostra”.