Harrison Ford al Taormina Film Fest: “Il mio Indiana Jones? È un archeologo, non un eroe”

Harrison Ford in conferenza stampa a Taormina (fonte: Disney)
Harrison Ford in conferenza stampa a Taormina (fonte: Disney)

Harrison Ford in conferenza stampa a Taormina (fonte: Disney)
Harrison Ford in conferenza stampa a Taormina (fonte: Disney)

Harrison Ford, leggenda vivente grazie al ruolo di Indiana Jones, è tornato in terra sicula dopo aver girato alcune scene del quinto capitolo della saga proprio nell’isola, meno di due anni fa. L’arrivo della star coincide con l’avvio della 69esima edizione del Taormina Film Fest.

Harrison Ford, Phoebe Waller-Bridge e Mads Mikkelsen, protagonisti del nuovo Indiana Jones e il Quadrante del Destino, al cinema dal 28 giugno (QUI la nostra recensione), sono a Taormina per presentare alla stampa e al pubblico il quinto capitolo della celebre saga ideata da Steven Spielberg e adesso in mano a James Mangold (Logan, Le Mans 66) Ecco cosa ci hanno raccontato.

Harrison Ford, Mads Mikkelsen e Phoebe Waller-Bridge al Taormina Film Fest (fonte: Disney)
Harrison Ford, Mads Mikkelsen e Phoebe Waller-Bridge al Taormina Film Fest (fonte: Disney)

Come avete lavorato sulle relazioni tra i vostri personaggi nel film?

FORD: Non abbiamo fatto molte prove prima di girare, ci siamo basati principalmente sulla sceneggiatura, dove tutte le interazioni erano già delineate. Quindi siamo arrivati sul set con un’idea molto chiara di quali fossero le relazioni tra di noi. Quando hai la fortuna di lavorare con geni del calibro di Steven Spielberg o James Mangold, non serve parlare molto di recitazione. Che per me è una cosa noiosissima, anche se so che Mads (Mikkelsen, ndr) non la pensa così. Diventa tutto una questione di istinto, di bravura nel capire le situazioni. Poi sai che il regista farà il resto. Quando sei sul set, devi girare. Se una cosa non viene bene, semplicemente la rifai finché non funziona.

WALLER-BRIDGE: Qualcosa l’abbiamo in realtà provata prima di girarla (ride, ndr)… Ma sul set c’era un’energia così elettrizzante che ci siamo buttati subito a capofitto nelle scene.

MIKKELSEN: La relazione tra il mio personaggio e il protagonista diciamo che era abbastanza evidente. Dovevo rendere il più miserabile possibile la vita di Indiana Jones (ride). Ormai ho sfidato tutti i principali eroi della storia del cinema. E non ne sono mai uscito bene.

Sembra esserci in questo quinto capitolo una maggiore tensione emotiva, un romanticismo che negli altri film era meno presente…

FORD: Questa è sicuramente una conseguenza del fatto che stiamo parlando di un epilogo, della conclusione di una saga molto amata. Il primo film è uscito 42 anni fa e Indiana Jones era tante cose assieme. Adesso è un pensionato e la sua vita non è delle più romantiche che si possano immaginare. Ma ovviamente c’è una grossa componente emotiva nel vederlo in questa fase della sua vecchiaia. Allo stesso tempo, e questa è la cosa veramente straordinaria, siamo riusciti a rendere reali le emozioni di Indy anche in quelle scene ambientate nel passato in cui il mio volto è quasi interamente ricreato attraverso l’intelligenza artificiale. Alla Lucasfilm avevano un archivio enorme di tutti i fotogrammi dei film precedenti, ma anche di tutti quelli che all’epoca non erano finiti nel montato finale. Quindi hanno scandagliato tutte queste scene e cercato quelle che potessero combaciare al meglio, in termini di luce e di inquadrature, con quelle che abbiamo girato adesso. E ce l’hanno fatta. Quelli che vedete su schermo sono i miei occhi, sono le mie espressioni. Sono io che recito.

Mads, come hai lavorato per vestire al meglio i panni del villain in questo capitolo?

MIKKELSEN: Per recitare il villain in un film di Indiana Jones devi necessariamente cercare il nazista che è in te. Ma devi anche capire qual è il framework che rende un film di Indiana Jones tanto iconico e riconoscibile. Una volta che hai individuato questo spazio in cui puoi agire, devi cercare di spingere i confini un po’ più avanti, in maniera tale da dare al pubblico qualcosa di nuovo e differente.

Phoebe Waller-Bridge in conferenza stampa a Taormina (fonte: Disney)
Phoebe Waller-Bridge in conferenza stampa a Taormina (fonte: Disney)

Parlando del personaggio di Helena, invece, pensi possa esserci all’orizzonte un film con lei protagonista?

WALLER-BRIDGE: Non è una domanda da fare a me, perché queste sono valutazioni che spettano ad altri. Però, se devo dire la verità, non è una questione che mi sono posta e che mi pongo attualmente, perché è chiaro come questo film sia prima di tutto una celebrazione dell’eredità di Indiana Jones e ovviamente dell’attore che lo ha reso celebre. E in qualche modo ne testimonia l’unicità e l’irripetibilità.

Dopo essere tornato nei panni di Han Solo, di Rick Deckard e ora di Indiana Jones, c’è qualche altro tuo vecchio personaggio che vorresti nuovamente interpretare?

FORD: Torno su un personaggio solo se sono convinto che il film che stiamo per fare può dire qualcosa in più dell’ultimo che abbiamo fatto su quel personaggio lì. E questo è successo in tutti quei casi che hai menzionato, ma soprattutto ha funzionato così per tutti e quattro i film della saga di Indiana Jones. Abbiamo sempre introdotto qualcosa di nuovo con ogni capitolo. Questo film chiude un cerchio e quindi la costruzione del film si è basata su questa convinzione. Sul fatto che questa sarebbe stata l’ultima occasione per il pubblico di vedere Indiana Jones.

Dopo cinque film, quale pensi sia il segreto per il quale Indiana Jones è ancora così amato? E qual è la tua definizione di eroe?

FORD: Spielberg e Lucas sanno bene cosa è l’intrattenimento e come funziona. Questo è il segreto: lavorare con persone che sanno fare il loro lavoro e che hanno delle idee precise sui personaggi che mettono in scena e sui film che dirigono. Sono tutti abili narratori, e ovviamente questo vale anche per James Mangold. Questi film sono in qualche modo al servizio del pubblico e delle famiglie. Per quel che riguarda la definizione di eroe, io direi innanzitutto che Indiana Jones è un archeologo, non un eroe. Perché non penso ci sia un modo per poter mettere in scena un eroe a priori. Se ti metti un mantello o un costume aderente puoi diventare un super-eroe. Ma l’eroe a cui noi pensiamo quando parliamo di Indiana Jones è una persona normale che si trova ad agire in circostanze straordinarie e che solo in quel caso riesce a tirare fuori l’eroe che c’è in lui. Non è qualcosa che si può stabilire prima, che si può pretendere di conoscere a priori.

Phoebe, invece, parlando di Helena, pensi ci sia qualcosa di te nel modo in cui è stato scritto il personaggio?

WALLER-BRIDGE: Beh, mi piacerebbe ci fosse un po’ di Helena in me. Ma in realtà facciamo gli attori proprio per essere in grado di vestire i panni di personaggi straordinari, lontanissimi da noi. Non sono sicuramente così coraggiosa e senza paura, ma forse, come lei, sono un po’ incosciente e non pondero bene le conseguenze delle mie azioni. Ma magari adesso che ho conosciuto Helena userò un po’ dei suoi insegnamenti anche nella mia vita. Staremo a vedere…

Facciamo un piccolo gioco… Potendo tornare indietro nel tempo, qual è un personaggio storico che vi piacerebbe conoscere?

MIKKELSEN: Mi piacerebbe molto capire come sono state effettivamente costruite le piramidi. Oppure incontrare Gengis Khan, che oggi è diventato una figura mitica, ma in realtà ha sterminato intere popolazioni. Ecco, vorrei fare due chiacchiere col suo ufficio stampa.

WALLER-BRIDGE: Sono sempre stata affascinata da Cleopatra, quindi direi lei. Mi incuriosisce anche Erode e pare che i due si siano incontrati davvero. Mi sarebbe piaciuto essere lì nascosta per sentire cosa si sono detti.

FORD: Abraham Lincoln, il Presidente degli Stati Uniti che ha messo fine ad una delle più sanguinose guerre civili della nostra storia. Vorrei incontrarlo per capire come risolvere la guerra civile che infiamma oggi nuovamente il mio Paese.

Un’ultima domanda prima di chiudere. Qual è secondo voi l’elemento che rende davvero iconico Indiana Jones?

FORD: Il cappello.

WALLER-BRIDGE: La frusta.

MIKKELSEN: Il cappello.

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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