Dopo dodici film e due Oscar, il maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki compie 80 anni. Sarebbe impossibile elencare tutti i personaggi, da quelli principali ai comprimari, passando per le semplici comparse di qualche minuto su schermo, che affollano l’immensa filmografia dello Studio Ghibli. Ne ricordiamo cinque particolarmente significativi.
Totoro
È il simbolo dello Studio Ghibli e la sia inconfondibile silhouette è nel logo della casa di produzione giapponese. Totoro, ancora prima di essere un personaggio ben definito, con delle sue caratteristiche peculiari, è innanzitutto uno spirito della natura, quindi emanazione diretta di quell’animismo che da sempre muove i film dello Studio Ghibli e che in generale è un caposaldo della cultura giapponese. Icona e metafora, ancor prima di essere personaggio, il character design impeccabile e la sua proverbiale pigrizia hanno contribuito ad accrescere l’amore del pubblico. Il simpatico Totoro, infatti, possiede addirittura l’abilità di far crescere gli alberi, ma sembra essere sempre e costantemente disinteressato alle cose che accadono attorno a lui.
Fio Piccolo
Se i film dello Studio Ghibli sono considerati tra le cose migliori mai proposte dall’animazione mondiale, è anche grazie alla caratterizzazione non solo dei personaggi principali, ma anche dei comprimari e delle spalle. La ragazza che affianca Marco Pagot in Porco Rosso è una figura complicatissima e dalle molteplici sfaccettature. Mai nemica e mai nemmeno amica o confidente, è una ragazza determinata e apparentemente inscalfibile, ma anche tenera e in grado di comunicare la propria femminilità (quindi non lo stereotipo della “ragazza maschiaccio”) attraverso piccolissimi gesti che lasciano intravedere allo spettatore cosa si nasconde dietro la sua armatura di intraprendente pilota. L’amore che prova nei confronti di Pagot non è mai urlato o esplicitato, ma comunque sempre tangibile e credibile.
Dola
Il capo dei pirati nel film Laputa – Castello nel cielo è un esempio emblematico del trattamento riservato da Miyazaki ai suoi villain. Già dalla prima scena lo percepiamo come ostile, ma lentamente svela un animo buono e un carisma inizialmente tenuto nascosto. L’evoluzione del personaggio nel corso del film sarà tale da renderlo uno dei punti di riferimento più importanti per gli altri personaggi e una colonna imprescindibile della narrazione.
La principessa spettro
La sua entrata in scena nel film Principessa Mononoke è forse una delle scene più conosciute e memorabili dell’intera filmografia dello Studio Ghibli. La conosciamo per la prima volta mentre succhia il sangue dalla ferita di un lupo, con la bocca ancora gocciolante e lo sguardo impenetrabile. Come sempre nei film di Miyazaki, anche lei è in costante rapporto con la natura che la circonda e persino il suo stile di combattimento si adatta al contesto che le è attorno. Irrazionale e governata da un istinto primordiale, nel corso del film rivelerà anche una componente umana inaspettata.
Nausicaä
Nausicaä, la principessa della Valle del vento, è stato forse uno dei personaggi più amati tra quelli creati da Hayao Miyazaki, ma in realtà precedente alla stessa fondazione dello Studio Ghibli (avvenuta nel 1985, quindi un anno dopo l’uscita del film nelle sale giapponesi). È lei che permette l’inizio di un percorso di pace tra l’uomo e la natura, simbolo di un intero cinema che rifugge dalle contingenze della politica e dalle beghe locali per compiere una missione salvifica che riguarda tutta l’umanità e non solo una piccola parte della stessa. Personaggio pacifico che rigetta la guerra, accetta il conflitto per onorare le sue responsabilità nei confronti del popolo e di suo padre.