Quindici anni dopo il primo film diretto da Guillermo Del Toro, arriva al cinema il reboot di Hellboy con una nuova avventura del supereroe demoniaco nato sulle pagine dei fumetti di Mike Mignola. David Harbour, star della serie tv Stranger Things è stato scelto per vestire i panni dell’imponente protagonista, detective del BPRD (Bureau for Paranormal Research and Defense) che cerca di proteggere la Terra dalle creature soprannaturali che la minacciano. Dal Messico viene chiamato in Inghilterra dove deve vedersela con tre giganti infuriati, prima di affrontare la terribile Nimue, la Regina di Sangue interpretata da Milla Jovovich, un’antica strega che torna da un lontano passato assetata di vendetta. Così assistiamo a uno scontro epico tra realtà e magia, per la regia di Neil Marshall.
Hellboy, scritto dallo stesso Mignola con la collaborazione di Andrew Cosby, fin dalle prime scene si conferma un film decisamente dark e ricco di azione. Il regista che ha diretto alcuni episodi di Game of Thrones, Westworld e il film The Descent – Discesa nelle tenebre, punta molto sulla componente splatter di questo horror action fantasy che cerca di portare sul grande schermo la natura originale del fumetto che ha da poco festeggiato i suoi 25 anni. Teste mozzate, corpi disintegrati e fiumi di sangue invadono spesso l’inquadratura, insieme a una varietà di mostri inquietanti e terrificanti che ricordano le creature minacciose e deformate di Silent Hill. Chiaro fin da subito che questo nuovo Hellboy è pensato per un pubblico adulto con uno stile di narrazione audace, esplicito e viscerale. Segue la linea suggerita dai fumetti, quindi i fan più affezionati di questo personaggio potrebbero apprezzare. In particolare i produttori hanno scelto, insieme a Mignola, di adattare il Volume 9 Hellboy: La Caccia Selvaggia del 2010 che include i numeri 37 e 44 della serie a fumetti.
David Harbour, alto due metri e con uno sguardo che cattura, è perfetto nei panni del “muchaco dell’Infierno” che mostra un look solo in parte simile al film del 1994. Infatti se a un primo sguardo Hellboy può sembrare lo stesso, in questo film presenta alcune diverse caratteristiche fisiche rispetto alla versione precedente, come i capelli lunghi e sciolti, peli sulle braccia, sul petto e sulla schiena, e gli infernali zoccoli. Un personaggio più disturbante e trasandato rispetto a quello interpretato da Ron Perlman e quindi meno simpatico. Le sue gesta sono accompagnate da una colonna sonora puramente rock, ma le acrobatiche scene di combattimento trovano spazio anche per una discreta dose di humour nero, come i numerosi tentativi di Hellboy di usare il touch screen dello smartphone distruggendo ogni volta il display visto le sue dita non proprio canoniche.
Al fianco di Harbour sono presenti alcune personalità carismatiche nel cast come Milla Jovovich nei panni della villan principale che si trova perfettamente a suo agio tra i morti viventi e i mostri, visto i suoi trascorsi nella saga Resident Evil; poi la giovane Sasha Lange che interpreta Alice Monaghan e Daniel Dee Kim, volto noto ai fan della serie tv Lost, che veste i panni di Daimio, capitano del BPRD ed ex soldato con un grande segreto. Infine l’energico e divertente Ian McShane come il padre di Hellboy che in più di un’occasione permette di evidenziare l’umanità di questo eroe controverso e in costante conflitto con il suo aspetto.
Il film è un blockbuster coatto di puro intrattenimento che trascina in un vortice di adrenalina e violenza, però confonde lo spettatore per i numerosi intrecci della trama. I produttori hanno infatti dichiarato di “volere riunire i pezzi di tante storie, adattandole nel migliore dei modi” ma, vedendo il risultato finale, è proprio questo il punto debole del film. Si passa dalla leggenda di Re Artù a una guerra tra luce e tenebre che ricorda Buffy – L’Ammazzavampiri, riducendo il tutto a un cinecomic dall’anima horror con i colori pop del fumetto e una messa in scena da videogioco. Il regista ostenta un forte senso del passato con ambientazioni e immagini contemporanee, ma i personaggi realizzati con la CGI sembrano appartenere a un cinema stantio, penalizzando l’autenticità e il realismo di una storia che, seppur fantastica, vuole trarre beneficio dal suo confronto con la realtà. Dopo la visione potreste avere bisogno di una camomilla o di un’aspirina, ma se affrontate questo film come un giro sulle montagne russe potreste divertirvi all’insegna di quell’irresistibile aspetto epico del trash.