Tra le tante saghe cinematografiche riproposte sul mezzo televisivo in queste, complicate, settimane, Mediaset ha inserito anche Hunger Games, trasposizione degli omonimi romanzi di Suzanne Collins. Un franchise letterario che ha conquistato milioni di giovani lettori, classificandosi al terzo posto di vendite complessive nel relativo filone young-adult, dietro soltanto ad altre epopee di successo – sia su carta che su schermo – quali Harry Potter e Twilight.
Ma quali sono i motivi dietro alla riuscita di queste trasposizioni che nel corso di quattro film (in realtà tre, ma il terzo è stato diviso in due episodi secondo una pratica diffusa nei moderni blockbuster) hanno conquistato l’affetto e l’interesse del grande pubblico, con incassi stratosferici in ogni angolo del globo? Scopriamoli assieme.
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Hunger Games – La storia di un mondo allo sfascio
Da molti definita come una versione edulcorata, quasi plagiante, del grande classico giapponese, nato anch’esso in forma cartacea e poi approdato su pellicola, Battle Royale, la saga ha saputo trovare con un po’ di smaliziata furbizia il modo di approcciarsi al principale target di riferimento. Ecco perciò assente la marcata, e incisiva, violenza del prototipo orientale, qui sostituita da atmosfere avventurose e da una complessità narrativa ricca di colpi di scena e di un predominante sottotesto romantico, il tutto ovviamente consolidato in un futuro dal taglio cupo e disperato che guarda ai classici a tema del genere.
Il racconto è ambientato in una realtà dal taglio post-apocalittico, nel fittizio distretto americano di Panem. Gli Stati Uniti sono infatti divisi in dodici sezioni sotto il controllo della ricca Capitol City che – tempo prima – non si fece problemi a distruggere un tredicesimo stato ribelle. Proprio per punire gli abitanti e sopprimere sul nascere nuovi tentativi di rivolta, ogni anno viene selezionata in ogni distretto una coppia di giovani – un ragazzo e una ragazza – affinché prendano parte ai cosiddetti Hunger Games, dei giochi mortali nei quali i partecipanti si affrontano in tecnologiche arene: l’estrazione dei prescelti è assolutamente casuale e avviene a sorte. La combattiva Katniss, cresciuta nel distretto 12, si offre di prendere il posto della sorella minore – inizialmente involontaria “candidata” all’edizione annuale – dando il via ad un’incredibile avventura.
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Hunger Games – Anche l’occhio vuole la sua parte
Effetti speciali di prima qualità, una regia che ha ben compreso le leggi dell’odierno mercato e i gusti del pubblico che più affolla le sale, formato per gran parte da adolescenti o individui poco più adulti, ed efficaci scelte di casting hanno consacrato la saga a livelli inimmaginabili, tanto che un prequel incentrato sul personaggio di Coriolanus Snow e ambientato oltre sessant’anni prima dell’originale è in fase di progettazione, anch’esso trasposto dal relativo romanzo che sarà pubblicato alla fine di questo mese.
Il look e il character design dei personaggi, unito all’estetica delle ambientazioni, ha contribuito a creare un universo visivamente affascinante. E in un contesto che molto deve all’immaginario della sci-fi distopica e alla deriva dei reality show contemporanei era fondamentale una figura centrale capace di unire intensità e dolcezza, perfetto ariete empatico in particolar modo per l’audience femminile: Jennifer Lawrence, già candidata all’Oscar per la straordinaria interpretazione in Un gelido inverno (2012) e comparsa in un altro franchise di successo come gli X-Men (dove vestiva i panni blu della giovane Mystica), unisce carisma e sensualità in una protagonista tosta e sensuale.