Hybris, la recensione dell’horror made in Italy con Guglielmo Scilla

Il 28 maggio 2015 la Flavia Entertainment distribuirà in tutti i cinema italiani l’esordio dietro la macchina da presa di Giuseppe Francesco Maione: Hybris. Interpretato da Guglielmo Scilla, Lorenzo Richelmy, Claudia Genolini e Tommaso Arnaldi Hybris è un intrigante prodotto made in Italy che tenta di replicare il successo di grandi pellicole horror del calibro de La Casa e Quella casa nel bosco.

Trama Hybris

Quattro ragazzi, per rispettare le ultime volontà di un loro caro amico, si ritrovano a trascorrere una notte in una vecchia casa abbandonata. Ma la scomparsa improvvisa di porte e finestre li metterà di fronte ai rancori accumulati nel corso degli anni dando vita ad un gioco al massacro che costerà loro molto più di una semplice notte insonne…

Recensione Hybris

Quattro ragazzi, una casa abbandonata ed una serie infinita di terribili eventi soprannaturali. Così può essere sintetizzata in extremis la maggior parte dei film horror realizzata dal 1981 in poi, l’anno della consacrazione a maestro del terrore di Sam Raimi con il cult La Casa. Ed è proprio alle avventure del mitico Ash che il regista Giuseppe Francesco Maione ed il produttore, sceneggiatore ed attore Tommaso Arnaldi si sono ispirati nel realizzare Hybris, piccolo film che tenta di riportare in Italia un genere che solo raramente funziona al di fuori degli Stati Uniti o del Giappone. Ma andiamo più nel dettaglio e vediamo i pregi e i difetti di questa operazione tanto bizzarra quanto coraggiosa. La regia di Maione è sicuramente un aspetto vincente di Hybris. Nonostante cerchi di ricalcare opere difficili da riaffrontare perfino per i grandi studios (basti pensare ai pochissimi remake promossi dalla critica e dal pubblico) Hybris ha una sua dignità grazie ad una regia a fuoco e a quattro interpreti che riescono a reggere sulle loro spalle un film ambientato in un’unica location. La fotografia di Matteo Bruno e le musiche di Giordano Maselli danno poi all’opera un certo tono, confrontandola con i cult da cui prende ispirazione e che volontariamente omaggia, come dimostrato dalla scena della motosega, che purtroppo qui viene impugnata ben poco.

Hybris film

Ma avere una dignità di film horror è già un ottimo risultato per un’opera dal budget minimo, realizzata da un gruppo di ragazzi giovanissimi ed appassionati di cinema. Un risultato che fa sorvolare sugli aspetti poco riusciti di questo gradevole esperimento horror, come la sceneggiatura di Tommaso Arnaldi, piena di buchi e densa di “colpi di scena” che non fa che confondere lo spettatore ed il ritmo, che purtroppo lo porta a fare qualche sbadiglio di troppo. Il resto è promosso. Maione, giovanissimo regista di soli 21 anni, ha talento da vendere. Deve solo crescere come regista e autore e affidarsi a mani più esperte che gli permettano di mettere a fuoco le sue qualità nel cinema horror. Un tipo di cinema che, come Hybris dimostra, anche noi italiani possiamo realizzare con discreto successo.

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