Trent’anni fa, quattro ragazzini scoprivano una mappa del tesoro appartenuta all’esploratore Chester Copperpot nella soffitta di casa Walsh. Esattamente tre decadi or sono, sulle note del celebre main theme cantato dalla splendida Cyndi Lauper, quattro ragazzini partivano alla ricerca di un tesoro perduto che avrebbe potuto cambiare per sempre il corso degli eventi. E volenti o nolenti, hanno fatto storia perché ancora oggi I Goonies sono un cult in grado di emozionare le vecchie e nuove generazioni in un interessante mix di nostalgia ed entusiasmo. Non stupisce allora che una pellicola del genere sia assurta a simbolo di un’intera annata cinematografica, quella di titoli come E.T. l’Extraterrestre, Ritorno al futuro, Ghostbusters, La storia infinita, Gremlins, Indiana Jones: gli anni ’80, un calderone ribollente di nuove produzioni destinate a restare per sempre impresse nell’immaginario collettivo. Nato dal genio di Steven Spielberg – che ne scrisse il soggetto, riadattato poi dallo sceneggiatore Chris Columbus – e diretto dall’effervescente Richard Donner, I Goonies è un film che incarna alla perfezione l’essenza del cinema d’avventura, portando sullo schermo non soltanto il ritmo dinamico e incalzante di peripezie giovanili ma anche la storia di un’amicizia vera e a prova di dinamite.
C’era una volta Goon Docks, quartiere di Astoria, nello stato dell’Oregon, in procinto di essere raso al suolo da due imprenditori senza scrupoli decisi a ricavarne un campo da golf: cominciano così le vicende esilaranti e al contempo commoventi di Mikey, Chunk, Mouth e Data, che devono il loro soprannome proprio al sobborgo in cui si ritrovano ad abitare. Certo è che ‘goon’, nello slang americano, significa anche sempliciotto, il che è tutto dire. Quando la mappa del tesoro di un celebre pirata spagnolo detto Willy L’Orbo, viene ritrovata, sembra essere l’unica possibile soluzione all’imminente escomio, ed è per questo che il gruppetto non ci pensa due volte a partire, ignaro del fatto che la terribile Banda dei Fratelli, ovvero tre pericolosi criminali in fuga dalla giustizia, si nascondono proprio nei luoghi indicati dalla mappa. Tra trappole, trabocchetti ed enigmi da risolvere coraggiosamente per raggiungere la tanto agognata ricchezza, si dispiega una pellicola che resterà indimenticabile negli animi di grandi e piccini, anche per la forza visiva di alcune immagini e delle emozioni reali provate dai giovani attori, come nel caso del galeone pirata Infierno costruito in due mesi e mezzo, utilizzando anche del cordame dell’attrazione Pirati dei Caraibi di Disneyland, e mai mostrato ai piccoli interpreti se non nel momento delle riprese, o nella scena in cui Mamma Fratelli che schiaffeggia realmente suo figlio Jake. Insomma, la dimensione della realtà si intreccia con le fantastiche avventure dei Goonies, tanto che persino le macchie vermiglie sulla mappa sono frutto del sangue di J. Michael Riva, production designer del film, che in un’intervista radiofonica rivelò come poco prima di girare le prime scene, la pergamena non gli sembrasse sufficientemente antica, tanto da imbrattarla nella sua camera d’albergo con del caffè e, in assenza di vernice rossa, con il suo sangue. Probabilmente ignorando l’accaduto, il giovanissimo talento Sean Astin si portò a casa la mappa una volta terminate le riprese, con il benestare della produzione.
I fan dei quattro scalmanati potranno così celebrare, come ogni cinque anni, l’anniversario della serie: dal 4 al 7 giugno ad Astoria i più accaniti avranno la possibilità di partecipare ad una serie di attività tra le strade della città che all’epoca ha ospitato la produzione del lungometraggio. Tra queste, sono compresi tour delle locations più rappresentative, una convention con la presenza di alcuni dei protagonisti, una caccia al tesoro organizzata per l’occasione, la vendita di gadget ufficiali quali t-shirt, cappelli e tanto altro ancora. Insomma, quattro giorni da non perdere assolutamente per rivivere le emozioni che un film come I Goonies ha saputo lasciare indelebili nell’animo del grande pubblico.