Christopher Nolan | il suo cinema di meccanismi complessi e sentimenti marginalizzati

Finalmente è in sala da oggi Tenet, il nuovo film di Christopher Nolan, l’opera della sua filmografia più difficile da capire fino in fondo, tanto che è lo stesso Nolan a dichiararlo all’inizio, servendosi delle parole di Clémence Poésy, scienziata incaricata del primo di alcuni spiegoni. “Non cercare di capire,” dice al protagonista John David Washington. “Segui il tuo istinto”. Prendendo in prestito le idee sulla manipolazione del tempo Terminator, Looper, Ritorno al futuro e dal suo stesso Interstellar, realizza un film che conferma ancora una volta la sua idea nella superiorità del “meccanismo narrativo” su tutte le restanti componenti del film. 

Tenet | il tempo come villain

In Tenet c’è un trafficante, c’è un complotto internazionale e c’è un grande pericolo che i protagonisti devono cercare in tutti i modi di sventare, ma in ogni momento è il tempo l’elemento cardine del film, il vero villan della narrazione.

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Così il protagonista non ha un nome e non ha una personalità: una decisione che penalizza la possibilità di coinvolgimento emotivo, ma che esplicita l’idea che i personaggi non siano altro che “pupazzi” da utilizzare al proprio servizio. A parte Kenneth Branagh, capace di costruire il suo personaggi, di dargli personalità e ragioni che la sceneggiatura non esplicita, gli altri attori (persino Robert Pattinson) interpretano personaggi generici che potrebbero stare in un film qualsiasi.

Il nuovo Kubrick?

C’è un’idea ricorrente attorno al cinema di Christopher Nolan, ovvero che sia quello oggi più vicino all’idea di cinema che ha reso celebre Stanley Kubrick. Non a caso Nolan viene accostato sempre più spesso al grande regista di 2001: Odissea nello spazio e Arancia Meccanica. E anche dopo la pubblicazione del primo trailer di Tenet, il suo nuovo film fantascientifico, il dibattito sul tema si è riaperto. È un paragone che Nolan stesso non sembra voler rifiutare. Pur certamente non paragonandosi a Kubrick, il regista di Interstellar ha sempre spiegato e raccontato pubblicamente quanto proprio il cinema di Kubrick sia stato influente per lui e quanto la sua idea di cinema sia figlia di quella del maestro americano. Lo ha dichiarato spesso nelle interviste e soprattutto in una ormai famosa masterclass tenutasi al Festival di Cannes nel 2018 quando presentò il restauro di 2001: Odissea Nello Spazio.

Se infatti pensiamo ad Interstellar, ci si rende conto che la sua fotografia chiara fatta di luce che tocca le superfici delle astronavi senza per questo creare ombre proviene proprio dal capolavoro fantascientifico di Kubrick, come anche l’idea della conoscenza come motore dell’evoluzione umana. E se invece Dunkirk (il suo film più recente) non ha molto in comune con i film di guerra di Kubrick, è impossibile non vedere in Inception, nella trilogia di Batman, in Memento o The Prestige un esplicito distacco dalla materia narrata e una certa meticolosità nella messa in scena che è facile ricondurre a Kubrick. 

Gli antieroi del cinema di Nolan

Ma nonostante le molte similitudini e le influenze esplicite, ciò che differenzia il cinema di Kubrick da quello di Nolan è molto più sostanziale. Stanley Kubrick è stato un cineasta che ha sempre raccontato il potere e la maniera in cui gli uomini possano essere annichiliti da esso (il potere del sesso, quello militare, quello patriarcale e così via). I suoi personaggi non controllano niente, si ritrovano coinvolti loro malgrado in tempeste dalle quali cercano di uscire vivi. Al contrario gli (anti)eroi di Nolan di pongono sfide e obiettivi titanici. Anche per questo il regista non nasconde mai la propria ammirazione nei loro confronti, perché sono uomini che cercano sempre di ergersi sopra gli altri e di distinguersi dal resto.