, artista norvegese di primissimo piano, si presenta al Bilbolbul 2013 con una mostra tanto piccola quanto preziosa e surreale, nell’inconsueta cornice del Museo della musica. Un mondo dal tratto essenziale conquista subito lo spettatore, con personaggi antropomorfi dai grandi occhi bianchi, incredibilmente comunicativi nella loro apparente inespressività. È necessaria una grande sapienza grafica, per essere incisivi attraverso la chiave della semplicità, dell’essenzialità del segno e del dialogo, della linearità compositiva: ed è necessaria molta sincerità per utilizzare stilizzazioni che arrivano dritte dagli anni Venti in maniera così immediata e contemporanea. Gli animali antropomorfi di Jason riescono a coinvolgere il lettore in temi di peso, legati all’amore e alla morte, alla fragilità dell’infanzia e alla condizione della solitudine, con grande naturalezza e leggerezza. Attraverso la rappresentazione di piccoli istanti, anche soltanto il personaggio che si lava i denti allo specchio, si spalanca un mondo intero, che oltrepassa il semplice snodo della narrazione: divertente, a volte difficile, e sempre poetico.
Abilissimo a sfruttare anche i silenzi dei personaggi, che parlano più dei dialoghi. La prima sezione della mostra, isolata rispetto alle sale espositive del museo, sembra planata da un’altra dimensione, con un allestimento tutto bianco ed estremamente centrato, molto divertente e comunicativo, che oltre a replicare graficamente alcuni oggetti chiave dei racconti, li propone anche nella realtà: l’accetta conficcata nel muro d’ingresso vede la sua drammaticità stemperata da uno spazzolino da denti, che aspetta il visitatore per sorprenderlo nella stanza successiva. Le tavole dagli album sono interessanti anche per la possibilità di seguire il percorso tecnico dell’artista, che lascia visibili i ripensamenti, con i tratti di matita azzurra con cui abbozza le scene prima di ripassarle, magari modificandole. Sono esposti anche i ritratti a colori dei personaggi, tratteggiati a grandi pennellate su cartoni di recupero, con gli immancabili grandi occhi privi di pupille.
Al piano superiore del museo, una teca dedicata a Jason ed ai suoi libri nelle stanze della musica, si confonde invece tra antichi strumenti e preziosi spartiti, confermando come le espressioni artistiche più sincere possano essere senza tempo. Pluripremiato, anche con tre prestigiosi Eisner statunitensi per gli album The Left Bank Gang, I Killed Adolf Hitler e The Last Musketeer, editi da Fantagraphics Books, Jason ha collaborato con il Sunday Magazine del New York Times e ha visto le sue opere tradotte in svedese, finlandese, tedesco, italiano, francese e inglese. Nel suo interessante blog, http://catswithoutdogs.blogspot.it/, l’autore si definisce ironicamente un gentleman cartoonist, amante dei libri, del cinema, e degli scacchi. In Italia sono stati pubblicati da Black Velvet Editrice Ehi, aspetta… (2003), Sshhhh! (2004) e Non puoi arrivarci da qui (2006). “Tutto sarebbe stato lo stesso”, in collaborazione con l’ambasciata di Norvegia, resta aperta fino al 1 aprile, al Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna.
UN GIRO VIRTUALE DELLA MOSTRA
Jason al BilBolBul 2013 from Newscinema Rivista on Vimeo.
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