Il Sud è Niente, intervista al regista Fabio Mollo

Dopo essere stato presentato in anteprima al Torino Film Festival, il 5 Dicembre arriva nelle sale l’opera prima di Fabio Mollo, Il Sud è Niente, con Vinicio Marchioni, Valentina Lodovini, Miriam Karikvist, Alessandra Costanzo e Andrea Bellisario. Grazia, un’adolescente introversa non riesce ad avere un rapporto vero con il padre Cristiano, venditore di pesce nella periferia di Reggio Calabria. Durante un bagno turco, la ragazza crede di vedere Pietro, il fratello morto anni prima in circostanze misteriose, mentre esce dall’acqua e si avvia verso la città. Sarà un’allucinazione? Sarà la realtà? NewsCinema ha incontrato il regista Fabio Mollo, che ha parlato di questo film indipendente, prodotto dai francesi Jean-Denis Le Dinahet e Sebastien Msika e sospeso tra realismo e magia.

Ci puoi raccontare innanzitutto come mai la scelta di questo titolo?

È una provocazione a quella mentalità di omertà e rassegnazione alla quale sono state educate intere generazione. È una storia di rabbia giovane e di rottura nei confronti di quella mentalità.

Come ti è venuta l’idea di raccontare questa storia? Le fonti di ispirazione?

Più che una ispirazione è stata una necessità. E’ importante provare a raccontare la realtà che ci circonda, soprattutto quella che riguarda direttamente la nuove generazioni.

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Secondo te la rabbia generazionale è la stessa tra i ragazzi del sud e quelli del nord? I rapporti familiari sono sentiti diversamente?

Credo che il film, anche se ambientato al sud, parli di una generazione in difficoltà, arrabbiata e alla ricerca di risposte, e questa generazione è la stessa in tutto il paese. La ricerca della verità può essere un gesto semplicissimo che racchiude l’inizio di una piccola rivoluzione.

Come hai scelto il cast? Conoscevi già Vinicio Marchioni e Valentina Lodovini? Avevi pensato a loro fin da subito per i personaggi del tuo film?

Mi sarebbe piaciuto da tempo lavorare con loro, ma il nostro è un film low budget e quindi non avrei mai sperato in una loro collaborazione. Invece hanno letto la sceneggiatura e si sono innamorati della storia e hanno voluto contribuire a raccontarla.

Cosa hai provato a presentare il tuo film qui a Torino, nella sezione TorinoFilmLab?

Mi sono sentito un po’ come tornare a casa. A Torino avevo vinto con il mio cortometraggio “Giganti” nel 2007, corto da cui è nata l’idea del film. E poi sono tornato nel 2010 al TorinoFilm Lab con la sceneggiatura de Il sud è niente, vincendo il production award, che mi ha dato la vera e prima opportunità materiale di girare il film.

Che consigli ti senti di dare ai giovani che vogliono intraprendere la tua stessa professione?

Di prepararsi il più possibile, lavorare il più possibile e continuare a cercare sempre.

Al TFF c’era in concorso il film La Mafia Uccide solo d’estate di Pif che parla sempre del sud in un’ altra chiave. Lo hai visto? Cosa ne pensi?

Mi spiace non l’ho visto.

Prima di Torino il tuo film è stato accolto da altri festival. In particolare a Toronto cosa pensi che abbia colpito il pubblico internazionale? Ti è sembrato un pubblico consapevole di quello che stava guardando e pensi abbiano compreso il tuo messaggio?

Penso che Il sud è niente sia una storia molto “locale”, ma allo stesso tempo universale, e questo lo prova il fatto che il primo pubblico ad accoglierlo è stato dall’altra parte del mondo. Sono contento perché era l’ambizione stessa del film.

sud21E’ stato difficile reperire i fondi per questo film?

Beh si, difficilissimo. E’ un film difficile da finanziare oggi in italia ed è stato solo al duro lavoro di un giovane produttore francese che si chiama Jean-Denis le Dinahet che ha dato anima e corpo per il progetto.

Ti sei subito sentito a tuo agio nella veste di regista? Qualche fatto interessante o curioso accaduto sul set?

Io ho lavorato a lungo come assistente alla regia prima di debuttare. Questo mi ha permesso di vivere sul set per diversi anni, amandolo in ogni singolo momento, anche in quelli più disperati. La lavorazione de Il sud è niente è stat a molto faticosa, perché abbiamo girato tutto in quattro settimane e con sole due di preparazione. Quindi di aneddoti ne accadevano tantissimi ogni giorno.

Pensi che presentare al cinema alcune tematiche scomode possa aiutare a cambiare qualcosa in quelle zone d’Italia?

Penso che possa aiutare a cambiare qualcosa in Italia in generale. Il sud è solo un pretesto per raccontare un intero paese e le sue difficoltà nell’esserlo veramente.

Quali registi italiani o stranieri consideri come tuoi modelli?

Tantissimi, guardo tanto cinema e serie tv.

I tuoi progetti futuri?

Tornare a lavorare su un’altra storia che abbia la stessa necessità.