Lo scorso 18 gennaio l’esondazione del fiume Crati ha causato danni ingentissimi all’area archeologica di Sibari che è stata allagata completamente e che è stata invasa da 200 mila metri cubi d’acqua. Oggi sul sito della frazione del comune di Cassano all’Ionio si è posato uno strato di fango che ha ricoperto gli scavi. Il sindaco Giovanni Papasso ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appellandosi a lui per risolvere la situazione di emergenza locale.
Nella lettera Papasso scrive: “tonnellate di acqua e fango hanno completamente sommerso quel sito archeologico che puo’ essere considerato, a pieno titolo, patrimonio dell’umanita’ intera, per il nome leggendario e la storia della Polis piu’ importante della Magna Grecia che rievoca. L’esondazione del fiume, unita all’incuria e all’uso spregiudicato dell’uomo dei beni della natura, hanno trasformato il luogo che, fino a poco tempo fa, era la meta preferita di studiosi, appassionati di storia e turisti, in un immenso lago di fango, che ha quasi cancellato le testimonianze di una storia antica, che e’ ancora quasi tutta da portare alla luce. Dopo l’esondazione del fiume, e di fronte allo scenario spaventoso del sito archeologico scomparso, mi sono rivolto a tutte le autorita’, dal Presidente della Regione Calabria al Presidente del Consiglio dei Ministri ed a vari ministri. Tanti appelli, purtroppo, ad ora, non hanno ricevuto alcun riscontro. Per salvare gli scavi di Sibari abbiamo bisogno non solo di risorse economiche, ma anche di tecnici specializzati, che sappiano dare i giusti suggerimenti per liberare i reperti storici dal fango e per evitare di dover ricominciare con una nuova campagna di scavi”.