Con uno scarto temporale di 27 anni dal film precedente (It – Capitolo 1 – del 2017), Il Club dei Perdenti (Loser Club) deve tornare a Derry, una piccola e indolente città immaginaria del Maine, perché il male sta di nuovo infestando le strade, e il sottosuolo. Riuniti da un giro di telefonate da Mike, unico dei ragazzi a essere rimasto in quella cittadina piena zeppa di ricordi del passato, i sette amici di un tempo dovranno tornare sul luogo dell’orrore per fare nuovamente i conti con l’inquietante Pennywise, quel clown spaventoso che incarna e racchiude insieme tutte le paure e gli orrori della loro infanzia. In un viaggio e scontro prima esistenzialista e poi reale, ancora una volta sarà l’unione a fare la forza contro il male delle loro (e nostre) paure più recondite.
L’unione fa la forza
Secondo attesissimo capitolo dell’adattamento moderno (il primo, miniserie televisiva in due parti risale al 1990 ed era firmato Tommy Lee Wallace) del best seller di Stephen King, IT Capitolo Due riparte da dove si era interrotto il primo capitolo e raduna di nuovo insieme il gruppo di “perdenti” più coraggiosi di sempre (qui rappresentati da un cast di prim’ordine che include James McAvoy, Jessica Chastain, Bill Hader, Isaiah Mustafa, Jay Ryan, James Ransone e Andy Bean).
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In un racconto divenuto emblematico e che sfrutta elementi oramai iconografici di un immaginario horror abitato da palloncini rossi, tombini risucchia bambini, e soprattutto le fattezze maligne di un inquietante clown dallo sguardo malevolo e assassino, il regista Andy Muschietti dirige questo secondo capitolo provando a far convivere la matrice da romanzo di formazione di una storia di ragazzi impegnati a diventare adulti e dunque a elaborare traumi e orrori infantili, e la spettacolarizzazione più contemporanea e visionaria dell’orrore più audace. Il risultato convince a metà, perché se da una parte risulta toccante e a suo modo coinvolgente l’immersione in una dimensione nostalgica che dà valore ai ricordi, ai legami, alle scelte, all’amicizia, e alla necessità di far valere le memorie delle cose belle sulle memorie invece oscure, sono i momenti prettamente più spettacolari a snaturare, per paradosso, un po’ la vera indole del capolavoro di King.
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In quasi tre ore di film Muschietti ci trasporta avanti e indietro lungo una linea temporale che abbraccia insieme amicizia, amore, delusioni, conflitti, orrori, e rilancia infine la forza del gruppo, e la maturità implicitamente racchiusa nel voler trionfare nei confronti del male opponendo la forza degli affetti e delle emozioni positive. L’inquietudine vera più che nel nemico quale mostro reale è racchiusa infatti nel simbolismo che il mostro incarna, e che viene fuori poco alla volta svelando scene dei nostri traumi e dei nostri ricordi più difficili da dimenticare, che sono poi infine leniti e arginati dalla forza delle memorie belle, come i versi acerbi di una poesia scritta da un bambino innamorato per la sua piccola musa.
Per il secondo attesissimo capitolo di IT, Andy Muschietti realizza un’opera che in ogni caso, e al netto di qualche lungaggine riuscirà quasi sicuramente a convincere la stragrande maggioranza del pubblico. Un’opera a suo modo capace di riallacciare il filo precario ed erratico che lega insieme le storie e le avventure di quei sette ragazzi (poi divenuti adulti) lanciati sulle loro innocenti bici e verso il loro futuro tutto da costruire, gravati dal peso dei tanti dolori passati ma anche sostenuti dalla grande invincibile forza di un’amicizia capace di andare oltre le barriere del tempo, e di sfidare gli orrori di quei traumi che nella vita possono assumere le sembianze più farsesche.