“Quando sono dentro i miei quadri, non sono pienamente consapevole di quello che sto facendo. Solo dopo un momento di presa di coscienza mi rendo conto di quello che ho realizzato. Non ho paura di fare cambiamenti, di rovinare l’immagine e così via, perché il dipinto vive di vita propria. Io cerco di farla uscire. È solo quando mi capita di perdere il contatto con il dipinto che il risultato è confuso e scadente. Altrimenti c’è una pura armonia, un semplice scambio di dare ed avere e il quadro riesce bene”. Jackson Pollock danza intorno alla sua tela. Si muove. Volteggia. Schizzi di colore. Tutto viene colto dalla casualità, rinnegata dallo stesso artista, il quale sosteneva l’esistenza di un unicum tra governabile e ingovernabile. Nelle sue mani che trattenevano il pennello, nei colpi pieni di colore riversati sulla tela, vi era la volontà esecutiva del pittore. Lui, artefice delle forme che prendevano corpo. Pollock è stato uno dei maggiori interpreti dell’espressionismo astratto. Assenza di rappresentazioni naturalistiche per far spazio all’unicità del tocco dell’artista. Nei drip paintings il colore cola, sotto la forza gravitazionale.
“Una tela coperta di colore ancora fresco occupava tutto il pavimento… Il silenzio era assoluto… Pollock guardò il quadro, quindi, all’improvviso, prese un barattolo di colore e un pennello e iniziò a muoversi attorno al quadro stesso. Fu come se avesse capito di colpo che il lavoro non era ancora finito. I suoi movimenti, lenti all’inizio, diventarono via via più veloci e sempre più simili ad una danza mentre gettava sulla tela i colori. Si dimenticò completamente che Lee ed io eravamo lì; sembrava non sentire minimamente gli scatti della macchina fotografica… Il mio servizio fotografico continuò per tutto il tempo in cui lui dipinse, forse una mezz’ora. In tutto quel tempo Pollock non si fermò mai. Come può una persona mantenere un ritmo così frenetico? Alla fine disse semplicemente: E’ finito”. Era il 1950. Hans Namuth, un fotografo alle prime armi, riesce a strappare la promessa di Pollock di eseguire un dipinto appositamente per un servizio fotografico. Quando il fotografo arriva tutto è già avvenuto. La danza. L’afflato. Quel momento di lotta e conciliazione tra l’artista e la tela ha avuto luogo. Nulla è studiato nei drip paintings. C’è l’istintività dell’artista che prende i colori e li orchestra senza seguire uno spartito. Ma affidandosi semplicemente al gesto.