Ieri, 21 luglio, il Giffoni Film Festival ha accolto con grande piacere e calore l’attrice rivelazione degli ultimi anni, Jessica Chastain, nata in California nel 1977. Dopo una formazione nel teatro e nella danza presso la prestigiosa Juilliard School, la Chastain esordisce a teatro interpretando ruoli importanti in Romeo e Giulietta, Come Vi Piace, Furore, e poi si avvicina alla televisione dopo che il produttore e regista John Wells si accorge di lei. L’esordio al cinema arriva nel 2008 con il ruolo da protagonista in Jolene di Dan Ireland e da quel momento in poi abbiamo potuto apprezzare il suo talento e la sua recitazione intensa ed espressiva in film come The Tree of Life di Terrence Malick, The Help di Tate Taylor, Wild Salome di Al Pacino, Lawless e il recente e discusso Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow che le è valso il Golden Globe come miglior attrice in un film drammatico. La sua capacità di mettersi alla prova anche in generi diversi, dalla commedia al dramma, dal film impegnato politico alla complessità della poetica cinematografica di Malick, fino all’horror con La Madre di Guillermo Del Toro, Jessica Chastain ha dimostrato una maturità professionale e un amore incondizionato per il suo lavoro, lontano dai soliti clichè dell’attrice hollywoodiana. Al Giffoni si è presentata come un artista disponibile e vicina al pubblico, con eleganza e raffinatezza degne di una grande attrice del passato e, in attesa di vederla nei prossimi progetti, come La Scomparsa di Eleanor Rigby di Ned Benson, o in Miss Julie di Liv Ullman e nell’attesissimo nuovo film di Christopher Nolan Interstellar, vi proponiamo le risposte che la Chastain ha dato alla stampa e ai ragazzi del Giffoni all’interno della Sala Truffaut della Cittadella del Cinema.
Quando hai letto la sceneggiatura di The Tree of Life hai accettato subito il tuo ruolo?
La sceneggiatura di The Tree of Life l’ho letta dopo averla avuta dal regista, ma la parte l’avevo già accettata prima. Spero che dal film si possa fare un romanzo. Il personaggio della madre mi ha impaurito perchè è così piena di grazia e appartenente ad un’altra dimensione. Mi sono preoccupata molto di come interpretarlo.
Qual’è la traccia che ogni ruolo lascia dentro di te?
Recitare è un’occasione per diventare qualcun altro anche se diverso dalla persona che sono io. Mettersi nei panni di qualcun altro è interessante e divertente. Per esempio dopo aver fatto Zero Dark Thirty mi sentivo tosta e in grado di combattere contro qualcuno per un’idea.
Che ne pensi di come il film The Help affronta il tema del razzismo?
Penso che parla di diverse forme di razzismo, affrontando il problema più in generale della discriminazione. Il mio personaggio in fondo è anch’esso vittima di una discriminazione. Per quella parte ho messo un grande cuore e ho cercato di far uscire tutto l’amore che avevo dentro.
Ti piace lavorare più in teatro o al cinema?
Mi piacciono entrambi, mi interessano più i vari ruoli che devo interpretare e i diversi personaggi perchè imparo molto da ognuno di loro. Amo il teatro perchè pubblico e attori sono insieme nella stessa stanza. Mi ricorda le lezioni di recitazione con quella dimensione più intima.
Progetti futuri?
La Scomparsa di Eleanor Rigby che racconta la crisi di una coppia di New York dal punto di vista del personaggio maschile e di quello femminile. Poi Miss Julie di Liv Ullmann che uscirà nel 2014 e ho fatto poco tempo fa i primi test di trucco per Interstellar di Nolan, ma è un progetto top secret.
Quale personaggio senti più vicino nel tuo quotidiano?
La risposta non ce l’ho, ma mi sono divertita molto in The Help perchè ho tirato fuori alcune parti di me. Non sono simile a Maya di Zero Dark Thirty, così maniacale e cervellotica, ma mi sono messa in contatto con lei per la passione che condividiamo entrambe per il lavoro.
Cosa aiuta le persone a restare giovani?
Sorridere, ridere e amare sempre.
Cosa pensavi di Katrhyne Bigelow prima di lavorare con lei?
Avevo visto Point Break della Bigelow per cui già amavo questa regista. Mentre lavoravo a La Madre a Toronto la Bigelow mi ha chiamato sul cellulare per chiedermi se fossi interessata a lavorare con lei e ho dato di matto in macchina :) perché ero felicissima e onorata dell’occasione.
Sei rimasta delusa per i tagli al film To the Wonder?
Malick è una delle persone che preferisco al mondo. Stavo girando The Help e lui mi ha chiamato dicendo di passare a salutare sul set mentre girava questo film. Prima di andare tanti mi hanno avvertito che se passavo dal set mi avrebbe chiesto di partecipare al film…io l’ho fatto volentieri ma poi la parte non è stata inserita nel film ma non ci sono rimasta male. Lui è così scientifico, spirituale, fa fluire se stesso nei suoi film. Non sono delusa perchè quella parte non esisteva nemmeno sul copione
Cosa ti ha colpito di The Help e la storia così particolare? Avevi letto il romanzo?
Ho letto la sceneggiatura e poi il romanzo e mi ha scioccato che ci fossero solo personaggi femminili. E’ raro anche trovare solo due personaggi femminili in un film ora come ora. L’ho interpretata come una storia di grande amore, e quell’atmosfera si è ricreata anche sul set tra noi attrici…il taglio sul razzismo, lo sguardo sulla realtà degli anni 60 è stata scioccante per me. Accogliere una persona che cura tuo figlio ma usa un bagno diverso…mi ha sorpreso e appassionato.
Come è lavorare con Malick sul set?
L’ esperienza con Malick è stata meravigliosa, ci si sentiva come in un campo estivo in cui noi ci siamo immersi e siamo diventati per quei mesi ognuno il nostro personaggio. Io per esempio mi prendevo cura dei bambini anche quando non giravamo. Non è preciso e direttivo come regista, ma ti spiega come vorrebbe fosse girata una scena e a volte ho dovuto anche consultare l’enciclopedia per capire cosa intendesse. Ma per sei mesi e mezzo è stata la nostra vita, non solo lavoro.
Cosa vuol dire per te diventare una grande attrice e cosa pensi del successo?
Non ho mai visto la mia carriera dal punto di vista della fama e dei soldi, ma per cosa significa essere un attore seguendo l’ispirazione e la crescita personale e professionale. Non cerco di fare filmoni di grande incasso ma film che mi aiutino nella crescita personale e professionale. Professionisti come Al Pacino, Vanessa Redgrave, e Malick con cui ho lavorato mi sono di ispirazione.
Cosa consiglieresti ai giovani che sognano di fare il tuo mestiere? Come si può inseguire un sogno?
Bisogna essere fortunati nell’ industria del cinema, ma è importante studiare ed essere preparati quando la fortuna bussa alla porta. Bisogna lavorare su se stessi e trovare il successo nella propria felicità. Essere curiosi di tutto (Se Malick avesse bisogno di un attore che sappia suonare l’oboe in un film? Chi sarebbe pronto?).
Hai mai pensato alla regia?
Non ci ho mai pensato, ma forse nel futuro mi piacerebbe insegnare alla Juilliard, aiutare i giovani attori a trovare il varco dentro di loro e superare i loro blocchi. Adesso non posso, ma forse nel futuro sarò in grado di offrire a loro il mio bagaglio.
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