Dopo aver ucciso nella zona franca dell’hotel Continental un membro della gilda degli assassini internazionali, il super killer John Wick (un Keanu Reeves sempre più raffinato ed atletico) è in rocambolesca fuga dai suoi mille e più inseguitori. Infatti, la taglia di 7 milioni dollari posta sulla sua testa è perfino lievitata a 14, e quindi orde di sicari di ogni grado e abilità lo braccano a ogni incrocio e svolta per porre fine alla sua vita e riscattare l’ingente malloppo. Anche se il manager dell’Hotel Continental (Winston – Ian McShane) gli ha concesso un’ora di vantaggio per la fuga in quel di New York.
Per le strade, nelle grandi sale specchiate così come nel deserto senza orizzonti e in fuga attraverso New York, la Russia, la Spagna e il Marocco, John Wick non rinuncia mai alla prestanza del suo fisico (anzi la rilancia), così come alla resistenza mentale imposta dalla sua missione. In grado di ingaggiare infinite sessioni di lotta a furia di coltelli lanciati e schivati o scariche impazzite di proiettili incrociati, di resistere senz’acqua all’arsura desertica, l’indistruttibile John Wick dovrà ancora una volta cavarsela contro una lunghissima serie di attacchi letali alla sua persona. E per portare a termine la missione ci vorranno armi, davvero “tante armi!”.
“Se vuoi la pace preparati alla guerra”
Terzo capitolo del rinomato franchise, John Wick 3: Parabellum è film muscolare e adrenalinico ai limiti del possibile, e forse anche oltre. Sotto la pioggia battente e nel traffico congestionato, circondato da libri o da specchi di lì a breve sistematicamente in frantumi, il protagonista e i suoi innumerevoli nemici se ne danno infatti di “santa ragione” da inizio a fine film. Altamente coreografico e acrobatico tanto nel corpo a corpo a suon di arti marziali quanto negli inseguimenti rocamboleschi, e con delle incursioni più lievi e aggraziate date dal balletto e dal sottofondo operistico a introdurre alcune scene madri dell’azione, questo terzo capitolo di John Wick è pane per i denti di chi cerca spettacolo a intrattenimento ad alto tasso di scontri e adrenalina. All’interno di due ore e dieci d’azione serrata e senza nemmeno una pausa di movimento, Chad Stahelski firma un action movie che ha tutte le carte in regola per appassionare il suo pubblico di riferimento.
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Nella totale sospensione di credulità necessaria ai fine della visione di un film del genere, capace di andare oltre ogni legge della fisica e del fisico (quello del Wick di Keanu Reeves), resistente a ogni furibondo attacco) e di fare il verso a un videogioco picchiaduro, l’occhio dello spettatore assiste infatti a un puro divertissement che diventa perfino estremamente ilare nel suo spingere al massimo sulle tempistiche e la reiterazione enfatica delle scene di combattimento. Dagli specchi frantumati in frenetica successione alle vagonate di coltelli vintage lanciati in rapidissima sequenza, John Wick 3: Parabellum alterna infatti la dinamica estatica del movimento a quella ammaliante del potere. Perché se da un lato nel film opera il dinamismo più frenetico, dall’altro vige il tono algido e formalissimo di chi comanda dal dietro le quinte – ovvero la figura del direttore (Anjelica Houston) e della giudicatrice (Asia Kate Dillon).
Il caldo rovente della guerra che si alterna dunque al freddo operativo di una “pace” formale e di accordi ai piani alti che includono senza remora alcuna il sacrificio di vite divenute scomode proprio a quella pace. Vite scomode proprio come quella dello stesso John Wick, appunto, da fare fuori nella logica stringente del “Se vuoi la pace preparati alla guerra”.