Klaus – I segreti del Natale, un film d’animazione tenero e scanzonato

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Jesper (voce italiana doppiata dal cantante Marco Mengoni) è il classico figlio di papà adagiato su dolci e pigre abitudini: maggiordomo sempre a disposizione, colazione a letto, lenzuola di seta, e studio svogliato (all’accademia delle Poste del padre). Questo stato di cose e la sua crescente indolenza faranno convincere il genitore che sia giunto il momento di metterlo alla prova, fargli sporcare le mani con le difficoltà del mondo reale. Jesper verrà così spedito alla volta di Smeerensburg, isola ghiacchiata oltre il Circolo Polare Artico, un’isola dove oltre al gelo reale regna anche il gelo umano, dove i pochi abitanti sono (per tradizione) tutti infelici e i rapporti tra persone sono quasi inesistenti o perlopiù di contrasto. 

In questo clima di grigiore diffuso e incomunicabilità la missione di Jesper (pur di guadagnarsi il ritorno a casa) sarà quella di recapitare ben 6000 lettere scritte dagli abitanti di Smeerensburg. Una missione a dir poco impossibile considerando anche che gran parte di quella gente non sa nemmeno leggere e scrivere. Eppure, spronato dalla creatività e baciato dalla fortuna, il giovane postino escogiterà un modo per mutare lo stato di cose, contando infine sull’aiuto di Alva, insegnante reinventatasi pescivendola per necessità, e Klaus, omone dal passato doloroso ma con il dono delle mani d’oro.

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Sorta di prequel di Babbo Natale e di come ebbe inizio la tradizione delle letterine consegnate a mezzo slitta e renne, ma anche sorta di Grinch al contrario dove ad opporre resistenza alla gioia non è un singolo esserino verde ma bensì un intero paese, Klaus è il primo lungometraggio di animazione realizzato dalla mega piattaforma Netflix. Una produzione spagnola in inglese scritta e diretta da Sergio Pablos qui al suo debutto alla regia, e prodotta da SPA Studios con il supporto di Aniventure e distribuita, appunto, da Netflix. Film d’animazione natalizio classico sui buoni sentimenti che mescola tecniche d’animazione tradizionali (disegnate a mano) con tecnologie all’avanguardia, Klaus è una tenera discesa in slittino verso un’armonia ritrovata, una storia che opera la conversione di un mondo grigio e ostile nella convivialità di un mondo brillante, di pace, e pieno di doni da spartire.

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Il buon Klaus (Francesco Pannofino nella voce italiana), è omone grande e grosso che ha inglobato il dolore di una grande perdita nella sua fisicità goffa ma rassicurante, e saranno proprio le sue abilità d’artigiano del legno, anch’esse relegate in “cantina” insieme ai dolori del passato, a contribuire in maniera determinante alla “conversione” di Smeerensburg. Netflix regala per il Natale 2019 una parabola classica dai tratti semplici ma affascinanti, giocata tutta sul valore dei buoni sentimenti, sulla possibilità (sempre esistente) di dare il via a un circolo vizioso e virtuoso con un primo “vero atto di bontà che ne ispira sempre un altro”, e capace senz’altro di attirare l’attenzione dei più piccoli. Una piacevole discesa in slitta tra le nevi soffici, verso una rinnovata aurora boreale, e verso il sorriso ritrovato di una cittadina di bambini impegnati a imparare l’arte della scrittura pur di barattare le lettere di desideri con la magia di un nuovo gioco.  

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4 Punteggio
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora

By Elena Pedoto

In me la passione per il cinema non è stata fulminea, ma è cresciuta nel tempo, diventando però da un certo punto in poi una compagna di viaggio a dir poco irrinunciabile. Harry ti presento Sally e Quattro matrimoni e un funerale sono da sempre i miei due capisaldi in fatto di cinema (lato commedia), anche se poi – crescendo e “maturando” – mi sono avvicinata sempre di più e con più convinzione al cinema d’autore cosiddetto di “nicchia”, tanto che oggi scalpito letteralmente nell’attesa di vedere ai Festival (toglietemi tutto ma non il mio Cannes) un nuovo film francese, russo, rumeno, iraniano, turco… Lo so, non sono proprio gusti adatti ad ogni palato, ma con il tempo (diciamo pure vecchiaia) si impara anche ad amare il fatto di poter essere una voce fuori dal coro...

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