La Terra dell’Abbastanza: il convincente esordio dei fratelli D’Innocenzo

L’opera prima dei fratelli D’Innocenzo, gemelli romani, racconta una storia dì microcriminalità non particolarmente originale: due ragazzi investono per sbaglio con la macchina una persona già presa di mira dal clan della zona e decidono di sfruttare questo increscioso episodio a loro vantaggio, come pretesto per entrare nel mondo delle organizzazioni criminali e da lì “svoltare” una vita fatta di tristezza e miseria. Quello che però differenzia La Terra dell’Abbastanza da altre opere simili è lo sguardo inedito dei due registi: asciutto e realista come quello di Caligari, eppure più interessato alle vicende umane e non ai fenomeni sociali, ai drammi personali piuttosto che a quelli di una collettività o di una generazione (come invece in Amore Tossico).

La Terra dell’Abbastanza: la recensione di un film che ne contiene due

È come se l’opera prima del duo romano contenesse in sé due film diversi: uno è quello che emerge dalle immagini, dove regna pulizia ed equilibrio e che ci vorrebbe far credere che i due ragazzi siano in grado di compiere i crimini più indicibili senza mai farsi scalfire nell’animo, ed un secondo film, quello che invece emerge dalla narrazione e dalle espressioni dei personaggi, che invece ci suggerisce drammi e dubbi che la messinscena non sembra invece voler evidenziare. Così anche i luoghi del film, quelle periferie di abbandono e degrado, non vengono ripresi sempre nella loro grottesca decadenza, ma spesso vivono di colori che generalmente non associamo a quelle zone urbane: cabine da spiaggia sgargianti, palazzoni dai colori accesi e feste di compleanno per bambini con gli ombrellini azzurri.

Andrea Carpenzano e Matteo Olivetti nel film La Terra dell’Abbastanza

Sono scelte che mettono in risalto il dualismo su cui si regge il film, una separazione insanabile fra ciò che chi ci viene fatto capire dalla trama e ciò che invece vediamo su schermo: c’è ordine e sicurezza lì dove non ci dovrebbero essere, come non c’è per forza degrado su schermo anche quando la sceneggiatura logicamente imporrebbe di mostrarlo. Si tratta di un’operazione molto complessa che ha del sorprendente per due registi molto giovani, che riprendono un genere ormai codificato all’interno del cinema italiano e lo stravolgono, eliminando l’epica con cui spesso vengono raccontate queste storie di crimini ed osservando il tutto con distacco. Eppure questa freddezza, che ci vorrebbe mostrare due giovani ragazzi, interpretati da Matteo Olivetti e Andrea Carpenzano, nati per compiere questo tipo di operazioni criminali, viene messa costantemente in discussione proprio dalla recitazione dei due attori, che trasmettono con efficacia la loro difficoltà nell’accettare la dimensione di violenza nella quale vivono.

La Terra dell’Abbastanza: una narrazione asciutta con attori in parte

Così La Terra Dell’Abbastanza, pur non avendo il coraggio di sovvertire davvero le regole del genere, ma seguendo tutti gli snodi narrativi che ci si aspetterebbe da una storia di questo tenore, riesce a convincere per uno sguardo profondamente diverso sul mondo della criminalità, per cui chi compie la violenza non è meno “umano” di chi la subisce. E per quanto sia difficile stare dalla parte di chi uccide e spaccia, è anche impossibile non provare almeno un pizzico di empatia nei confronti di questi ragazzi coinvolti in una spirale di violenza che per forza di cose finirà per soffocarli.

Una scena romantica del film La Terra dell’abbastanza

La grande forza dei fratelli D’Innocenzo sta nel saper comunicare tutto ciò con una invidiabile parsimonia ed asciuttezza (che poi è anche uno dei punti di forza del cinema di Garrone, a cui i due per ovvie ragioni si ispirano). Anche i personaggi secondari, quelli che compaiono per pochi secondi, riescono a svolgere un ruolo preciso nella narrazione senza occupare lo schermo più di quanto sia necessario.

La Terra dell’Abbastanza sembra seguire i canoni che hanno reso grande il cinema americano (che su queste storie di criminalità ha costruito una eredità enorme) pur mantenendo una forte identità “nazionale”. Essendo comunque un’opera prima, non tutto funziona come dovrebbe. Ma quello che funziona è certamente “abbastanza”.

La Terra dell’Abbastanza – TRAILER