La Torre Nera, recensione del fantasy nato dalla mente di Stephen King

Trasposizione e continuazione canonica. Oscilla da ambo i lati il progetto che vede approdare al cinema La Torre Nera, famosa saga fantasy partorita dalla mente di Stephen King e composta, ad oggi, da ben 8 romanzi, nessuno dei quali però – per stessa ammissione del regista danese Nikolaj Arcel – preso in considerazione per la realizzazione di questo primo capitolo d’esordio.

Una scelta prevista agli antipodi, a quanto pare, autorizzata da King in persona e avente lo scopo di andare a proseguire virtualmente la storyline del franchise, attingendo magari a tutto tondo dai libri a disposizione per quanto riguarda l’utilizzo di determinate informazioni e accadimenti.

Una torre nera indistruttibile ma vulnerabile

Ci troviamo infatti in un universo molto simile al nostro, ma diverso. Un universo il cui equilibrio dipende, appunto, da una Torre Nera posta al centro che impedisce alle tenebre di invadere e di impossessarsi dei vari mondi che lo vanno a comporre. Una Torre apparentemente solida e indistruttibile, ma vulnerabile, sembra, di fronte al potere racchiuso all’interno della mente di un bambino. Bambino che tuttavia – come era Neo per Matrix – non può essere inteso come soggetto generico, altrimenti l’Uomo in Nero di Matthew McConaughey – Signore Del Male per eccellenza – avrebbe già smesso di mandare i suoi brutti e numerosissimi scagnozzi in giro per il Mondo-Cardine (ovvero il nostro) a rapire quanti più profili-potenzialmente-idonei possibili, verificandone ogni volta l’effettivo potenziale. È una minaccia sempre più frequente la sua, contrastata con poca lucidità ormai dal pistolero Roland di Idris Elba, accecato di vendetta e in crisi rispetto al suo ruolo di eroe e di ambasciatore del bene.

Idris Elba in La Torre Nera

C’è solo una persona allora che ha il dono di andare a spostare gli equilibri, di potersi considerare ago della bilancia tra il mantenimento della pace e l’inizio del caos, e le ipotesi vertono tutte in favore del piccolo Jake Chambers, considerato da madre e patrigno assai problematico per via degli incubi e degli allarmanti disegni che non smette produrre, eppure unico terrestre in grado di percepire l’imminente minaccia e soprattutto di muoversi attraverso i segreti portali.

Stephen King soprannaturale

Spiegone necessario questo per inquadrare, grossomodo, il tipo di King con il quale ci troviamo in contatto, più orientato quindi verso il soprannaturale, il western e l’action e molto meno verso quell’horror che forse rappresenta un po’ il suo marchio di fabbrica maggiormente affidabile (perlomeno al cinema). Sta di fatto che non è lui comunque il problema di La Torre Nera quanto una sceneggiatura e un immaginario che, nonostante abbia assolutamente i mezzi necessari per mettere in piedi uno spettacolo d’intrattenimento robusto e soddisfacente, dà l’impressione perenne di volersi limitare e contenere, fornendo poco spazio sia ai personaggi straordinari che ha a disposizione e sia ad un protagonista la cui visceralità non avrebbe faticato affatto ad accaparrarsi il centro dell’attenzione.

Matthew McConaughey nel film La Torre Nera

Un film ambiguo e modesto

E’ come se fosse tutto costantemente ritagliato nella pellicola di Arcel, tutto detto rapidamente, descritto in quattro e quattr’otto, neanche se il tempo fosse lì a remargli contro e la priorità quella di compattare al massimo qualcosa che altrimenti il pubblico non riuscirebbe mai ad intendere o a mandare giù.

Il risultato è inevitabilmente quello di un prodotto asciutto e digeribile, ma anche dal sapore ambiguo e modesto; un prodotto che non ha la verve per scatenare approvazioni, così come nemmeno il carattere di solleticare un secondo assaggio. Il che è probabilmente la sconfitta più grande da considerare, se pensiamo alla scommessa che vedeva legata al successo di questo capitolo la pre-produzione dei romanzi originali e già editi della saga. Romanzi che a questo punto, i più fedeli, rischiano di dover recuperare o di rivivere accontentandosi della sola esperienza su carta stampata.

(Per gentile concessione del nostro collega di Inglorious Cinephiles)