La Vita in un Attimo, la recensione del dramma con Oscar Isaac e Olivia Wilde

Dan Fogelman, già creatore della serie televisiva This Is Us e sceneggiatore di film d’animazione come Cars 2, cerca, con il suo secondo film da regista, di imbastire una complicatissima rete nella quale intrecciare i destini di diversi personaggi, vittime di una vita (Life Itself è il titolo originale) indecifrabile e imprevedibile. Ad ogni morte corrisponde una nascita (o una rinascita), per ogni scelta che si compie ce n’è un’altra possibile che si decide di ignorare (e dalla quale potrebbe invece nascere un’altra vita ancora, con le gioie e le sofferenze che questa comporta).

Il problema del film di Fogelman sta però nella maniera grossolana in cui tratta i temi (difficili da analizzare al cinema) al centro del racconto, gridando allo spettatore ciò che vorrebbe dire e sottolineando le proprie metafore, come se non credesse nella capacità di chi guarda di comprenderle. Non a caso la protagonista Abby, interpretata da Olivia Wilde, spiega subito al pubblico che la vita è in realtà il narratore inaffidabiledefinitivo e tutto il film cercherà di dimostrare questa sua tesi.

La Vita in un Attimo: un immenso cliché

Fogelman utilizza in maniera metodica e quasi scientifica tutti i cliché a cui è possibile pensare quando si parla di drammi famigliari, storie d’amore che finiscono, vite che si spezzano. Il regista cerca di imporre allo spettatore il proprio punto di vista sulle storie che mette in scena. Non lo conduce ad aderire progressivamente alla sua visione delle cose, ma gli chiede di accettarla come se fosse l’unica condivisibile. Persino quelle che dovrebbero essere le influenze nascoste (l’album Time out of mind di Bob Dylan) non vengono citate in maniera sottile (ad esempio basando la colonna sonora sulle tracce di quell’album, di cui invece compare solo Make you feel my love), ma vengono dichiarate dagli stessi personaggi attraverso i loro dialoghi intellettualoidi e pretenziosi.

Il film, diviso in due parti, comincia come un piccolo film indipendente newyorchese e finisce come un melodramma dai colori caldi della Spagna. Gli attori (sulla carta stellari) sono lasciati senza controllo, così da far emergere i loro principali difetti, i vezzi in alcuni casi storici e le loro debolezze nell’elaborare determinate situazioni che la sceneggiatura non pone in maniera convincente fin dal principio.

La Vita in un Attimo: la difficoltà del dramma corale

Il film di Fogelman crolla quindi sotto il peso delle sue stesse ambizioni. La Vita in un Attimo, nella sua cronica incapacità di gestire una storia corale con tantissime voci diverse, ricorda altri fallimenti cinematografici recenti come il Collateral Beauty di David Frankel o il Third Person di Paul Haggis: cinema vecchissimo che si avventura nel terreno dello sperimentale senza averne le possibilità. La progressiva cascata di tragedie che coinvolge i protagonisti si trasforma ben presto in farsa, nel momento esatto in cui lo spettatore, messo davanti a svolte narrative sempre meno credibili, perde qualsiasi interesse nelle vicende dei personaggi e nelle loro sorti cinematografiche.

La Vita in un Attimo, la recensione del dramma con Oscar Isaac e Olivia Wilde
2 Punteggio
Pro
Colonna Sonora
Contro
Attori allo sbando, svolte narrative mai credibili
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora