C’è qualcosa di famigliare eppure sorprendente in Lady Bird, che ormai in America è già uno dei film più amati degli ultimi anni. Perché se quello del “coming of age” è un genere che gli statunitensi hanno codificato (quasi alla pari del road movie), la maniera con cui Greta Gerwig decide di narrare questa storia adolescenziale è davvero unica e personale. Pur navigando in acque sicure, Lady Bird sembra muoversi con un andamento sgraziato e variabile proprio come quello della sua protagonista. Questo è reso chiaro dalla scena iniziale, che in pochi minuti è in grado di riassumere i pregi (ed i vizi) di questo piccolo indie: un gesto eclatante che spiazza chi guarda perché arriva in un frangente di ingannevole tranquillità, eppure inspiegabile se non lo si giudica con lo sguardo di una ragazzina che pensa di “vivere dal lato sbagliato dei binari” (condannabile invece se lo si guarda con gli occhi degli adulti).
Le vicende si svolgono nel corso di un anno che scorre via senza grandi sorprese in una scuola di Sacramento, durante il quale però Christine si troverà ad affrontare i classici riti di passaggio: la vedremo ballare in numerose feste, iscriversi al laboratorio di recitazione, lasciarsi e riunirsi con la sua migliore amica, fumare erba e superare le prime problematiche di cuore. Il segreto della Gerwig sta nel narrare situazioni proposte già in numerose occasioni al cinema senza mai stereotipare i propri protagonisti o cadere nei cliché che generalmente guidano questi film. Non c’é un solo personaggio di questa middle-class americana che non sia caratterizzato con amore e riguardo. Ognuno di essi nasconde qualche dettaglio che viene inizialmente taciuto e svelato solo al momento giusto. Eppure tra il giovane irlandese Lucas Hedges, il musicista Timothée Chalamet e gli stessi genitori della protagonista, è proprio la “Lady Bird” di Saoirse Ronan il personaggio meno sorprendente e più aderente alle logiche classiche di queste storie.
Tra sentimentalismo e realismo
Quello che rende Lady Bird davvero speciale è quindi il suo incedere incostante ed instabile, teneramente romantico come il genere impone eppure in grado di colpire duro proprio quando sembra che la storia di Christine stia per recuperare il suo equilibrio: così in un dialogo tra la protagonista ed il ragazzino di cui si è innamorata, ad esempio, può emergere una notizia tragica come quella di un padre a cui è stato diagnosticato un tumore. Eppure questa serie di problemi che vengono mostrati nel corso di Lady Bird quasi sempre con efficacia, da quelli minuscoli di ogni giorno a quelli seri che possono cambiare in maniera radicale la maniera in cui si vive, sembrano poi improvvisamente scomparire. Perché Greta Gerwig mostra le continue diatribe tra genitori e figlia dando spesso ragione ai parenti più grandi: il padre sempre amabile e comprensivo ma anche la madre che, pur nella sua irascibilità ed eccessiva scontrosità, è sempre mossa dal buon senso.
Quindi non c’è davvero uno scontro generazionale, che è tale quando c’è un margine di ragionevolezza sia nelle richieste dei figli che nelle pretese dei padri ed un disaccordo causato invece da una visione opposta del mondo, ma più che altro una ribellione di quelle mai davvero proficue o significative. Lady Bird quindi parla di problemi adolescenziali ma lo fa con la consapevolezza di chi li ha già superati da tempo. Così anche la conflittualità con il proprio paesino, che da giovanissimi pare sempre il luogo più marginale del mondo e quello con meno possibilità da offrire, è smorzata dalla narrazione di chi adesso, avendo trovato la propria strada, pensa alle proprie origini con nostalgia.