Tra tutti gli appassionati di cinema, i cultori del genere horror sono forse i fan più attivi e devoti alla propria “fede”, sempre informati sulle ultime uscite e in cerca di perle del passato da riscoprire. Non a caso, nel corso degli anni, molti appassionati si sono “scontrati” su alcune questioni relative al loro genere preferito, come la pellicola più rappresentativa del cinema horror o la tipologia di mostro più adatta per spaventare lo spettatore. Proprio per questo ci siamo divertiti a riportare in questo speciale otto discussioni che probabilmente rimarranno sempre aperte sul cinema horror:
1) Zombie lenti o Zombie veloci
Dopo film come 28 giorni dopo di Danny Boyle e il tanto discusso World War Z con Brad Pitt, la figura dello zombie è cambiata radicalmente, da personaggio goffo e in decadenza a veloce corridore sempre pronto al combattimento e all’azione. Per molti questo nuovo tipo di non-morto, in grado di affrontare direttamente il protagonista mettendolo in difficoltà, risulta più convincente e realistico del classico zombie lento e privo di intelletto. Per altri, invece, non si tratta che di un modo per rispondere alla sempre crescente domanda di azione e adrenalina da parte del grande pubblico, in contrasto con il sottofondo politico e sociale, e la conseguente lentezza narrativa, che contraddistingueva pellicole come quelle di Romero. Non vi è più il logoramento della resistenza, la costante paura di rimanere senza proiettili e senza scorte, ma solo la tensione a breve termine, quella che svanisce dopo un solo incontro.
2) Tensione o Adrenalina
Parallelamente alla questione zombie, il pubblico dei film del terrore si è spesso interrogato su quale fosse la strategia migliore, a livello sia visivo che di story-telling, per creare la giusta atmosfera all’interno della pellicola. Nonostante la maggior parte dei titoli horror moderni punti allo spavento improvviso, al cosiddetto “jump-scare”, grandi capolavori del genere come il Rosemary’s Baby di Polanski o lo stesso Psycho di Hitchcock hanno dimostrato che è possibile creare tensione puntando solo sul turbamento psicologico, senza spiattellare in primo piano mostri o budella. Da citare anche il capolavoro di Ridley Scott Alien che, pur non risparmiando momenti di gore e reale spavento, riesce ancora oggi a creare ansia e tensione nello spettatore grazie al setting cupo e claustrofobico. Proprio grazie all’esempio di questi modelli, in un panorama sempre più saturo di film horror adolescenziali che giocano sul “boo” inaspettato, vi sono state recentemente delle lodevoli eccezioni che hanno cercato di invertire questa tendenza, come l’australiano Babadook o l’austriaco Goodnight Mommy, da noi ancora inedito.
3) Freddy o Jason
La battaglia più longeva e accesa tra gli appassionati di horror. Chi scegliere tra il lunatico, sadico e schizoide personaggio partorito dalla mente di Wes Craven e il freddo, glaciale, killer di Venerdì 13? Nonostante i due si siano scontrati nella pellicola cult di Ronny Yu, la sfida rimane ancora aperta. Pur non negando il grande carisma di un personaggio come Freddy Krueger, con le sue citazioni memorabili e la sua genuina follia, molti fan preferiscono il violento e taciturno Jason di Crystal Lake, più umano e realistico della sua nemesi da incubo. In questo scontro, inoltre, è spesso inserito anche il Michael Myers di Halloween.
4) Wes Craven o John Carpenter
La scorsa estate ci ha lasciato una delle poche, vere, icone del cinema horror contemporaneo, Wes Craven, che con le sue pellicole ormai cult ha contribuito a terrorizzare una intera generazione di spettatori. La disputa tra gli appassionati di questo genere rimane però ancora aperta su quale sia il miglior regista dell’orrore di tutti i tempi. Se da una parte film come Nightmare, Le colline hanno gli occhi o il meta-cinematografico Scream hanno ridato linfa vitale, grazie a personaggi iconici e a sceneggiature mai banali, a un genere che iniziava a zoppicare, dall’altra cineasti come John Carpenter hanno reso il cinema horror un mezzo attraverso il quale parlare della nostra società, della politica e della vita in generale. E’ per questo che pellicole come Essi Vivono o La cosa sono considerate da molti come i migliori esempi di cinema di genere nel marasma di titoli partoriti durante gli anni ’80.
5) Il valore del Found Footage
Nonostante questo genere fosse particolarmente in voga già negli anni ’60 e ’70 con i famosi “mondo movies” e con il seminale Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato (recentemente celebrato dal The Green Inferno di Eli Roth), il “found footage” ha iniziato a riscuotere successo tra il grande pubblico solo dal 1999, con The Blair Witch Project. Permettendo ai registi di lavorare con basso budget e parallelamente di sperimentare nuovi metodi per spaventare, questo tipo di tecnica documentaristica ha avuto il merito di coinvolgere direttamente gli spettatori, catapultandoli nel bel mezzo dell’azione. I “found footage” possono essere infatti considerati moderne rivisitazioni cinematografiche dei vecchi romanzi epistolari, tra i quali spiccano alcuni dei capisaldi della letteratura orrorifica mondiale, da Frankenstein a Dracula. Purtroppo, però, questa ritrovata moda ha portato sullo schermo negli ultimi tempi tanti film deludenti e dimenticabili, fin troppo simili l’uno con l’altro.
6) Il famigerato PG-13
Nel panorama cinematografico contemporaneo, in cui la maggior parte delle produzioni cerca di ottenere il cosiddetto bollino PG-13 per far arrivare la propria opera al maggior numero di persone possibile, gli appassionati di horror sono sempre più preoccupati che i loro film preferiti possano essere “annacquati” per meri fini commerciali. Nonostante si riesca in alcuni casi ad aggirare il problema, spesso la produzione è costretta a tagliare le scene più violente e piccanti per far sì che la pellicola possa essere vista anche dai più giovani, snaturando così la stessa essenza gore dell’opera.
7) Il valore dei Remake
Quasi tutti gli horror più famosi del passato hanno ricevuto il cosiddetto “trattamento remake”, con risultati spesso deludenti e con pellicole che non sono riuscite in alcun modo a rispecchiare lo spirito originale del titolo preso in considerazione. A discapito di tutto ciò molti appassionati sostengono che il “remake” sia ancora oggi un metodo utile per poter ridare nuova vita a franchise ormai stanchi e privi di mordente. Questa posizione è infatti rafforzata da alcune notevoli operazioni andate in porto negli ultimi anni, come i due recenti Halloween diretti da Rob Zombie. Indipendentemente dalla riuscita o meno del remake, però, molti degli appassionati del genere hanno dichiarato di essere contrari alla stessa idea di ritoccare pellicole già perfette e complete in partenza.
8) La migliore Scream Queen
Molti degli horror del passato sono costruiti sulla premessa di una donna in pericolo, terrorizzata da un mostro, da un demone o da un assassino che vuole in qualche modo eliminarla. Proprio per questo, nel corso degli anni, si è spesso discusso su quale fosse la migliore “scream queen” mai apparsa sul grande schermo. La lista delle attrici candidate è veramente ampia, da Linnea Quigley a Lindsey Felton, passando per Jamie Lee Curtis, divenuta, fin dai tempi di Halloween, una vera e propria icona del genere. Nel calderone delle “Scream Queens” vengono spesso inserite anche figure non prettamente attinenti al tema dell’orrore, come Kate Beckinsale, la protagonista della saga di Underworld.