Lucca Comics 2016, intervista a Rocco Siffredi: “Non è il sesso che fa male, ma la società ipocrita”

A Lucca Comics & Games 2016 è sbarcato il pornodivo Rocco Siffredi per presentare al pubblico il recente documentario realizzato sulla sua figura: Rocco, in programmazione dal 31 ottobre al 3 novembre nei cinema italiani e diretto da Thierry Demaizière e Alban Teurlai. Il re del cinema hard italiano per questa occasione ha partecipato ad un incontro con il suo vecchio amico Rocco Tanica, virtuoso tastierista degli Elio e le storie Tese e irriverente personaggio di spettacolo.

Rocco ha raccontato di essere arrivato alla scelta di firmare per un documentario dopo aver già rifiutato le riprese a 40 anni per la paura di non avere nulla da dire, e aver declinato a 45 anni le offerte di un regista italiano per il timore di essere rappresentato come qualcosa di diverso da quello che è realmente. Ma il pornoattore ha ovviamente parlato senza peli sulla lingua del complicato mondo del cinema hard e video porno, dei suoi problemi e dei pregiudizi che ruotano attorno alla scena del porno.

Durante la manifestazione Rocco si è aperto spiegando quello che secondo lui è il ruolo femminile in un mondo generalmente definito come “maschilista”, affermando che è proprio la donna che dà il permesso su cosa fare e non fare durante una scena. “Non c’è solo sottomissione, ma anche compiacenza“. Abbiamo avuto modo di intervistare Siffredi e gli abbiamo chiesto conto della situazione attuale in Italia, da sempre considerata dallo stesso attore come uno dei Paesi più bigotti del mondo.

Rocco Siffredi al Lucca Comics & Games 2016
Rocco Siffredi al Lucca Comics & Games 2016

In conferenza hai detto che molte ragazze provenienti dall’ Est si vogliono affacciare al mondo del porno addirittura da laureate. Qual è il background tipico della pornoattrice italiana? 

«In verità io stesso sono stato quello che ne è rimasto sorpreso. Lo dico perché sono il primo che vorrebbe liberarsi di questo alone… Non dico di moralitá, che non ho per quanto riguarda il sesso, ma di quel dubbio. Le ragazze arrivavano da San Pietroburgo in gruppi di tre, quattro, cinque e mi dicevano che stavano studiando per diventare avvocati, dottoresse, o che stavano seguendo le lezioni in università. Allora io dicevo loro: “ma una volta che esce il film e tu sarai avvocato che cosa racconti ?” E loro mi guardavano come per dire: “ma cosa c’entra ? Quando sarò avvocato, lavorerò da avvocato. Prima ho fatto la pornostar, qual è il problema ?” Io da regista mi facevo il problema, loro no. Il background della pornostar di oggi (Malena, ndr), visto che si parla di attualità, è una ragazza molto colta, molto intelligente. Io non sapevo del suo passato nel PD, non mi aveva detto nulla. Però ha una agenzia immobiliare e credo sia laureata. Non ne sono sicuro perché noi non chiediamo, non abbiamo bisogno di quei requisiti (ride, ndr). Le ho chiesto solo se era motivata. Io in Italia ho proprio un sistema specializzato che va da solo. Per tre volte dico alle mie attrici: “chi te lo fa fare ?”»

È una cosa che vale solo per le attrici del nostro Paese?

«Ho fatto la stessa cosa con la Nappi e lei mi ha detto “Rocco, non me ne frega niente, voglio farlo”, e quindi è venuta per girare. E anche questa ragazza, Milena, era convinta al 100%. Però non lo faccio mai fuori dall’Italia. Se una ragazza vuole venire a girare le chiedo semplicemente: “hai fatto già altri film ?” Dopodiché mi manda le foto e se mi piace decido di farla venire. Non cerco mai di convincerle. Sarà che sono italiano e ho più sensibilità verso le italiane. È assurdo ma sto ricevendo sempre più mail di ragazze del nostro Paese che mi dicono che vorrebbero provare con il porno. Ma con una italiana mi sento più papà. Mi viene quella sorta di magone. E se poi ne esce fuori male ? È una mia responsabilità».

Qual è il giudizio comune che la nostra società dà su queste ragazze ?

«Non è il sesso che fa male, non è sperimentare che fa male. È la società che ti uccide. Tu sei condannata se vuoi diventare una pornostar donna: se vivi in Italia sei proprio nella m***a. Perché è tutto finto. È tutta una finzione questa apertura della società. Queste televisioni che si aprono: c’è un utilizzo immediato della persona per dire “guardate, questa è la nuova pornostar italiana, ha fatto questa scelta particolare e questa è la sua storia”. Ma poi le opportunità di lavoro non arriveranno comunque. Devi essere molto brava a gestirti, devi essere molto forte psicologicamente. E allora alla fine veramente dico: chi te lo fa fare ? Ma ultimamente stanno venendo fuori tante ragazze. Starà cambiando qualcosa ? Il bacchettone sono io».

Rocco ha poi parlato ai giornalisti del suo rapporto con la religione, elemento portante anche di questo ultimo documentario. “Mi piace questa suggestione di unire Gesù col sesso. Io credo in Dio e lo rispetto, ma non sono un ipocrita. Non faccio come un italiano medio che va in chiesa, si confessa e poi ricomincia a peccare. Fin da bambino sono stato costretto a fare il chierichetto e il sogno di mia madre era quello di farmi prete. Ma non sono un credente vero, nonostante il mio rispetto per la Chiesa e per Dio“.

Prima di salutarci il pornoattore italiano ha però anche espresso la sua amarezza per la recente vicenda che ha colpito Tiziana Cantone, la giovane ragazza che si è suicidata in seguito ad un video hard privato finito in rete. “In un altro Paese quella ragazza forse non si sarebbe suicidata“.

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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