Dopo Leon, Nikita e Angel-A, il regista francese Luc Besson porta nuovamente al cinema una guerriera combattiva e determinata al femminile. Il 25 Settembre infatti arriva nelle sale italiane, Lucy, film in cui Scarlett Johansson veste i panni di una semplice studentessa che, in seguito ad un imprevisto, si ritrova nelle mani di un boss del crimine organizzato. La valigetta che il suo amico le ha ammanettato al polso contiene una droga innovativa e potente, in grado di potenziare le doti del cervello umano oltre i limiti. Per esportarla in tutto il mondo, il folle Mr. Jang ordina di nascondere i sacchetti di quella sostanza nel corpo di alcuni sfortunati eletti, tra cui Lucy. Ma non tutto va secondo i piani, e la sostanza comincia a diffondersi nel corpo della ragazza, potenziando le sue doti percettive e portandola ad utilizzare il 100% del suo cervello. Quali saranno le conseguenze?

lucy3Besson trasforma Lucy in una somma dei personaggi femminili dei suoi film precedenti, impostando al centro della struttura narrativa la sua figura affascinante e tosta, che procede a grande velocità verso il suo obiettivo, tra scontri corpo a corpo, inseguimenti e momenti difficili di conflitto con se stessa. Il tutto è avvolto in una fantascienza pura e magnetica, inframmezzata da filmati di carattere documentaristico che cercano di paragonare metaforicamente il comportamento dell’essere umano a quello delle varie specie animali che popolano la Terra. Ricordando molto il film di Neil Burger del 2011, intitolato Limitless, la protagonista di Lucy subisce una brusca trasformazione che la porta non solo ad una mutazione fisica, ma anche mentale e personale. Le sue relazioni con il mondo esterno e la percezione della realtà circostante non sono più quelle di una volta e la ragazza deve fare i conti con tutto questo, oltre che cercare di comprendere come tornare alla normalità. Il ritmo del film è inarrestabile ed estremamente dinamico dall’inizio alla fine e la Johansson, insieme a Morgan Freeman nei panni del Professor Norman, sono due fari luminosi, che danno il giusto riscontro ad una sceneggiatura corposa e lineare, che solo in alcuni momenti risulta forse un po’ scontata.

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Gli effetti speciali ci sono ma non prendono il sopravvento e l’atmosfera surreale e sci-fi si mescola con la sfera intima delle emozioni umane, creando il giusto equilibrio. La telecamera indugia molto sui primi piani della protagonista, ma i colori e la musica rendono il film un prodotto ipnotico e piacevole da seguire. Dopo la debole parentesi di Arthur e Il Popolo dei Minimei e Adele e l’enigma del Faraone, Luc Besson fa la saggia scelta di riavvicinarsi allo stile di una volta, che ci aveva regalato capolavori come Il Quinto Elemento, Leon, Nikita e altri, facendo intendere che il suo cinema è la fantascienza.

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