Si spengono le luci in sala e sullo schermo comincia un montaggio vorticoso di immagini con l’invadente primo piano di un occhio truccato e una melodia orientale incalzante ci porta subito nella dimensione tipica dei film di Ferzan Ozpetek, il regista che ha elegantemente introdotto nel cinema italiano quella magia e suggestione del suo paese, la Turchia, lasciando però intatta l’identità nostrana. Un film ricco di citazioni e omaggi, a partire proprio dall’inquadratura dell’occhio che a molti ricorderà l’indimenticabile finale della scena della doccia in Psycho, oppure l’occhio dei titoli di testa del thriller Cape Fear – Il Promontorio della Paura di Martin Scorsese. Elio Germano è Pietro, un ragazzo siciliano che si trasferisce a Roma per realizzare il sogno di diventare attore, ma per il momento fa il pasticcere fin dalle prime ore del mattino. Insieme alla cugina, interpretata dalla simpatica Paola Minaccioni, Pietro trova una casa d’epoca molto bella nel quartiere Monteverde vecchio e non ci pensa due volte a trasferirsi e restaurare ogni stanza per cominciare la sua nuova vita. Dopo pochi giorni però scopre che non è da solo in quella casa enorme, che nasconde segreti, tradimenti e arte. Nel cast anche l’attrice di teatro Anna Proclemer, Beppe Fiorello, Margherita Buy, Claudia Potenza, Andrea Bosca, Vittoria Puccini e Cem Yilmaz che danno vita a questo film corale, dal sapore elegantemente retro. Il gruppo di fantasmi che disturba la permanenza del giovane Pietro è la compagnia teatrale Apollonio,  imprigionata in quella casa molti anni prima, senza sapere perchè e il nome del responsabile che li ha traditi. C’è un mistero da scoprire.

Le caratteristiche principali della poetica di Ozpetek sono presto ritrovate, dall’elemento gastronomico con un’inquadratura di una tavola imbandita nei primi minuti del film, alla presenza del tema della diversità e omosessualità, fino alla colonna sonora dalle note tutte orientali e una coralità che rende ogni personaggio protagonista della storia a suo modo. Questa volta non siamo però in zona Ostiense con il gazometro alla finestra, ma a Monteverde, un quartiere perfetto per raccontare e mettere in scena una storia in bilico tra presente e passato e, oserei dire, tra realtà e finzione. “Ma quale finzione, questa è realtà” è la parola d’ordine del gruppo di fantasmi con cui Pietro si ritrova a dividere la sua casa e il film si basa proprio su questo, la ricerca da parte del protagonista di una sua realtà, una sua identità che ancora non ha trovato poichè risucchiato dalla sua solitudine ed estrema sensibilità. La magnifica presenza è in fondo il Pietro reale, nascosto e soffocato dalla sua paura di amare, vivere, rischiare e l’incontro con questo stravagante e datato gruppo di artisti degli anni  30, sconvolge la sua vita ma anche le sue convinzioni, aprendo una piccola finestra su un mondo che, per quanto irreale possa essere, dona a lui la realtà e il coraggio di andare avanti e sistemare le cose.

Il pregio più grande del regista in questo caso, è stato saper rendere una storia intensa e coinvolgente sotto tutti i punti di vista, alternando parti comiche, riflessioni su temi importanti come la crisi o la paura dello sconosciuto e del diverso, mescolando dall’inizio alla fine la leggerezza con l’intensità, senza eccessi o forzature. Una commedia drammatica corale che trasmette il fascino degli anni passati, nonostante sia ambientato nella Roma di oggi, anche grazie ai farzosi look di questi personaggi e il trucco forte che li caratterizza, intrappolati in un luogo e in un tempo che non gli appartiene, proprio come si sente Pietro che non è padrone della sua vita ma è trascinato dagli eventi e si crea una sua realtà (il presunto fidanzato Massimo che in realtà quasi non lo conosce). Magnifica Presenza respira quei ritmi frizzanti e scherzosi di Mine Vaganti, quel mistero e curiosità di Cuore Sacro,e il ritorno al passato di La Finestra di Fronte con una colonna sonora che è vera protagonista della storia, sottolineando passioni, paure, e sentimenti dei personaggi che fanno parte di questa bizzarra avventura in una Capitale diversa e surreale, in cui le trans confezionano cappelli nei sotterranei e conoscono ogni informazione come una sorta di mafia locale. Il cast, molto ricco e adatto ai ruoli previsti, vanta della straordinaria partecipazione di Anna Proclemer, famosa attrice di teatro, che ha un ruolo breve ma fondamentale con un faccia a faccia molto emozionante e incisivo con il giovane Pietro, che è reso egregiamente da Elio Germano, spaurito, ingenuo e sensibile. In sala dal 16 Marzo.

 

BACKSTAGE

TRAILER

CLIP PROVINO ELIO GERMANO/PIETRO PONTE