“…e il naufragar m’è dolce in questo mare” recitava Giacomo Leopardi, rendendo perfettamente la sensazione che si prova vedendo Mal di Pietre (From The Land of the Moon), il nuovo film diretto da Nicole Garcia, in Concorso per la Palma D’Oro della 69° edizione del Festival di Cannes. La regista francese di Little Lili e Betty Fisher traduce in immagini e parole le pagine dell’omonimo romanzo di Milena Agus, realizzando un melodramma travolgente e passionale in cui ci si perde volentieri, affogando dolcemente in una malinconia intrigante ed evocativa.
Marion Cotillard interpreta Gabrielle, una donna che vive nella campagna francese dei primi anni ’50 con la sua famiglia. Vittima di un amore non corrisposto, ha bisogno di essere amata e considerata, ma si scontra con una realtà deprimente e apparentemente senza speranza, fino a quando la madre, una figura autoritaria e vigile, decide di combinare le sue nozze con un muratore dei dintorni. Questa decisione mina l’equilibrio interiore di Gabrielle, costretta alla consapevolezza di una nuova vita in cui l’amore si arrende alla razionalità. Dopo il matrimonio di convenienza una malattia la costringe a ritirarsi in un centro medico lontano dal neo marito e lì incontra il reduce di guerra Andrè, interpretato da un seducente ed enigmatico Louis Garrel, che riaccende in lei la passione e la voglia di amare dopo una serie di sbagli che hanno frantumato la sua femminilità.
Sullo sfondo di paesaggi naturali e campestri in cui predomina il verde arricchito dai colori tenui della lavanda, i personaggi sono il nucleo pulsante dell’intreccio. In particolare lo sguardo e il corpo di Marion Cotillard riempiono più volte lo schermo, non solo per un valore estetico ma per un potere narrativo, sottolineando l’ardore costante di Gabrielle e quella sua natura selvaggia che la tormenta ogni giorno in cerca della sua metà. La regista punta molto sulla sua protagonista, per cui ha voluto fortemente l’attrice francese aspettando che si liberasse dai suoi numerosi impegni, e le affida un personaggio sensuale e conflittuale, che soffre fisicamente ed emotivamente per la ricerca di attenzione e la paura del rifiuto.
Il suo benessere mentale è messo a dura prova dalle avventure sentimentali fallite, e il film non può essere altro che un racconto intimo e aperto verso una lettura erotica e drammatica di una vita segnata. Gabrielle sembra l’eroina di un romanzo vittoriano, destinata alla sofferenza e in lotta con l’accettazione di se stessa all’interno di un mondo che non la comprende e non le permette di integrarsi e perseguire la normalità. Mal de Pierres è un melò costruito intorno a questa figura femminile con una eco del passato, coinvolgente ed emozionante nonostante il ritmo non particolarmente dinamico. La sceneggiatura ha dei punti deboli, o meglio una serie di discordanze che confondono la cronologia e la linearità della struttura narrativa generale, ma l’interpretazione della Cotillard, unita ad una messa in scena delicata e romantica e ad una regia che avvolge il tutto in un’atmosfera struggente e poetica, rende Mal De Pierres un film da vedere e da vivere.
Il sentimento si costruisce gradualmente, partendo da un matrimonio algido ed apatico, passando per una passione libera e incondizionata, fino a perdersi nella follia dell’imprevedibilità, tipica delle relazioni umane.