Marco Tullio Giordana porta The Coast of Utopia all’Argentina

Il 10 Aprile il palco del Teatro Argentina ospiterà il debutto romano di The Coast of Utopia, trilogia sulle ideologie utopiche scritta nel 2002 da Tom Stoppard, autore ceco di origine ebraica. Marco Tullio Giordana, regista di Romazo di una strage, si è preso la briga di tradurre, adattare e mettere in scena questa mastodontica opera divisa in tre recite (Viaggio-Naufragio- Salvataggio) da due ore l’una, fino ad ora rappresentata solo a Londra, New York e Tokyo. Il Teatro Stabile di Torino si è occupato della produzione, che ha richiesto la presenza di trenta attori. Nell’opera vengono attraversati trentatré anni di storia russa (1833-1863), di cui sono protagonisti l’anarchico Michael Bakunin, il rivoluzionario scrittore e filosofo Alexander Herzen, il critico letterario Vissarion Belinsky e lo scrittore Ivan Turgenev. Stoppard racconta dei loro sogni utopici, le loro storie private, le loro passioni, gli innamoramenti, le delusioni, i dolori, con una levità e profondità che hanno fatto paragonare quest’opera alle grandi commedie di Checov. Il nucleo della narrazione sta nell’intreccio tra il grande fallimento ideologico del comunismo con gli altrettanto grandi fallimenti personali. L’azione ha inizio nella campagna russa, continua a Mosca, per poi seguire i protagonisti nel loro esilio europeo tra Parigi, Londra e l’Italia.

L’attrice Michela Cescon, molto legata a Giordana, in veste di produttrice dello spettacolo ha dichiarato: ” The Coast of Utopia non è mai stato prodotto nell’Europa continentale, neppure in Francia o in Germania dove il sostegno alla cultura in generale e al teatro in particolare, è sistemico, considerato basilare dall’intera comunità. Attori, tecnici, collaboratori, scenografo, costumiste: tutti hanno condiviso lo spirito della sfida, che a prescindere da come lo spettacolo verrà giudicato, credo valga un apprezzamento sincero. Tre spettacoli di circa 2 ore e mezza ciascuno, 3 anni di progettazione, 3 mesi di prove, 200 abiti, 68 quadri, 80 cambi di scena, 31 attori e con maestranze, tecnici e staff produttivo 68 persone impegnate. Numeri che dicono la fatica, l’impegno, la tenacia e la responsabilità necessarie per arrivare fino in fondo. D’altra parte non c’era altro modo di realizzare in Italia questo testo. L’apice artistico di uno scrittore prolifico e pluripremiato. Un’opera cecoviana, oggi. Mi sono innamorata di questo testo proprio nella convinzione che ogni frase sarebbe risuonata necessaria allo spettatore, soprattutto italiano. Non mi sarei mai messa alla prova in un’opera così difficile e complicata se non fossi stata convinta di questo. In totale sintonia con il mio regista, senza il quale non ci sarebbe mai stato questo spettacolo”.