MariaElisabetta nate regine, la recensione

Ieri sera al Teatro Quirino c’è stato il debutto nazionale dello spettacolo MariaElisabetta nate regine nell’ambito dell’interessante rassegna Autogestito, per la direzione artistica di Marianella Bargilli. Un tavolo di metallo su cui sono disposte delle coppe di vino e delle lastre di metallo, una poltrona stile rococò che funge da trono e due donne, due regine, che se lo contendono. Spazi claustrofobici, che fungono sia da sala del trono, sia da segrete di palazzo, in cui i destini indissolubilmente legati di Maria Stuarda (Alessia Giuliani) e Elisabetta I (Lisa Galantini) ripercorrono l’ispirazione  schilleriana di Maria Stuart.

All’inizio dello spettacolo Maria, la cattolica regina di Scozia, ed Elisabetta I, regina d’Inghilterra figlia dell’amore tra Enrico VIII e Anna Bolena, sono amiche: discorrono di potere, amore, desideri con la tipica complicità di due sorelle, poi le risate lasciano il posto al buio di scena che ci trasporta oltre la tragedia. Ritroviamo Maria spogliata del suo regale abito rosso, rinchiusa da Elisabetta nelle segrete di palazzo, perché accusata di aver attentato alla vita della sorella. Lo stesso sangue unisce le due donne, ma l’odio ormai le divide e, perennemente in conflitto, conducono la loro esistenza, fatta di soprusi e atti di forza fino all’inevitabile epilogo. Trame di palazzo, intrighi di potere si impadroniscono delle due regine fino a cancellare la complicità di un tempo.

Lo specchio che campeggia sopra il tavolo di metallo, ci mostra il lato nascosto delle interpreti, ognuna delle quali è la metà che manca all’altra: Maria la cattolica è pronta al sacrificio e ad accettare la sopraffazione pur di salvarsi e ricongiungersi alla famiglia; Elisabetta, figlia dello scisma e dell’imposizione, insegue il riscatto personale. Galatini e Giuliani, entrambe diplomatesi al Teatro Stabile di Genova, attrici e registe di questa messa in scena, basata su una drammaturgia di Emanuela Guaiana, mettono anima e corpo nell’interpretazione di due personaggi importanti, con professionalità e amore per il loro lavoro. Le scene, realizzate da Massimo Adario e Davide Valoppi, ricreano un immaginario ambiente di corte, reso dinamico dalla trovata del tavolo. Notevoli anche i costumi creati da Alessandra Abbruzzese, che adornano le interpreti rendendole regali.