Tra gli ospiti della ricca 11° edizione del Biografilm Festival di Bologna è stato presente anche Matteo Garrone, regista di Gomorra e Reality, che in questi giorni è nella sale italiane con Il Racconto dei Racconti, una nuova formula di film fantastico e fiabesco made in Italy, con un cast internazionale. “Ho cercato invece di portare la favola ad un livello più realistico e di credibilità. Ho sempre amato raccontare storie di personaggi che in qualche modo potessero parlare di sentimenti riconducibili ed universali. Questo film, seppur ambientato nel 1600 parla di oggi, di sentimenti portati all’estremo” ci ha spiegato Garrone, sottolineando la sua capacità di raccontare storie reali con un approccio poetico e favolistico, mentre questa volta si è trovato a fare il contrario raggiungendo lo stesso successo.
Ispirato dal libro Lo Cunti de li Cunti di Giambattista Basile, Garrone ha realizzato questo film ad alto budget che intreccia una serie di storie diverse, che pur non incontrandosi mai fino alla fine, sembrano essere parte di uno stesso disegno narrativo. C’era una volta un regno, anzi tre regni vicini e senza tempo, dove vivevano, nei loro castelli, re e regine, principi e principesse. Un re libertino e dissoluto. Una principessa data in sposa ad un orribile orco. Una regina ossessionata dal desiderio di un figlio. Accanto a loro maghi, streghe e terribili mostri, saltimbanchi, cortigiani e vecchie lavandaie, sono i protagonisti di questo film spettacolare a livello visivo e intrigante per la natura delle storie raccontate. “La prima volta ho letto Basile da un consiglio di Gianluigi Toccafondo che mi aveva parlato del suo libro. Poi l’ho letto ed è stato subito un colpo di fulmine. Molte cose le ho sentite subito familiari. Mi ha affascinato il rapporto con il grottesco, il comico e il tragico insieme. Tutto trattato con grande ironia e umanità. E’ un autore che ho sempre sentito vicino e ho pensato potesse essere importante per me quanto per Basile stesso, che il film venga visto perchè crea curiosità anche per il testo che conosciamo poco in Italia, ma è un capolavoro” ha aggiunto il regista.
Il Racconto dei Racconti è stato sicuramente uno sforzo produttivo insolito per il cinema italiano, e l’estetica del film è stata caratterizzata in gran parte dai costumi e dai paesaggi suggestivi ed affascinanti, risultato di un lungo lavoro di ricerca e sopralluoghi, come racconta Garrone: “L’ambiente è un personaggio che aiuta a capire i protagonisti della storia che racconto. Il location manager per otto mesi si è girato tutta Italia che è ricca di posti meravigliosi, ma soprattutto al Sud dei castelli bellissimi sono tenuti male e gli interni sono distrutti. C’era l’idea, tuttavia, di trovare luoghi reali, ma che sembrassero allo stesso tempo costruiti in studio. Un lavoro molto lungo e complesso, in cui la Regione Puglia ci ha aiutato molto come Film Commission“. Tuttavia il processo produttivo non ha avuto vita facile, non tanto per la ricerca dei finanziamenti ma per il reperimento dei contanti per realizzare il film. “Gran parte dei soldi li ho trovati in Italia e ho firmato una serie di contratti. Per esempio, però, quando Rai Cinema accetta di fare il tuo film tu firmi un contratto, ma non ti danno subito quella cifra, te la danno a tre anni, e questo vale anche per il Ministero dei Beni Culturali, EuroImage e altri. Quindi quando raggiungi dieci milioni compresi finanziatori esterni, devi andare da una banca che ti dà contanti per fare il film e come garanzia hai questi contratti firmati. Nessuna banca in Italia mi ha scontato quei contratti perché dicevano che la mia casa di produzione era troppo piccola rispetto alle dimensioni del film e non sapevano come sarei stato io nel restituire i soldi, non avevano precedenti ma io pensavo fosse un vantaggio e invece no…avevo un racing molto alto perché non avevo mai chiesto prestiti. Poi in Francia una società finanziaria dopo diverse riunioni ha accettato di darmi i soldi con la loro percentuale. Io volevo darli in Italia ma è andata così. Avevo fatto un miracolo per montare un film così complesso e avevo rischiato di dare tutto ad un produttore con una struttura più solida. Rai Cinema è stata la prima ad entrare in maniera importante e mi ha consentito di trovare finanziamenti anche all’estero“.
Fresco di croisette, Garrone ha coltivato per qualche giorno la speranza di portare a casa la Palma D’Oro di Cannes insieme ai colleghi italiani Paolo Sorrentino e Nanni Moretti, ma riflettendo sull’esperienza ha dichiarato di non essere rimasto deluso perchè conosce bene la realtà di un festival, avendo fatto parte un anno della Giuria della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: “Certo, un premio avrebbe dato più visibilità al film ma alla fine quando accetti di partecipare ad un festival accetti anche che le cose possano andare male. Devi avere la fortuna che i giurati siano in sintonia con il tuo lavoro, io sono stato in giuria a Venezia e so cosa vuol dire. Dipende dal momento in cui vedi il film, dallo stato d’animo, tante cose che influiscono. I film hanno poi un percorso lungo, che hanno lasciato un segno anche senza ricevere premi e viceversa. L’ho vissuta in maniera molto serena“. E dando uno sguardo agli incassi de Il Racconto dei Racconti, tuttavia, il regista può ritenersi soddisfatto, ma ci ha confessato: “Mi sarei aspettato di più. Cifre alla Sorrentino non mi sarebbero dispiaciute ma la partita è appena iniziata…bisogna vedere poi nel giro di un anno e mezzo per capire meglio. Lo abbiamo venduto in tutto il mondo e l’America lo ha comprato per una cifra molto alta, quindi sicuramente cercheranno di valorizzarlo. Poi tirerò un po’ le somme, anche il periodo in cui è uscito e ho incassato quanto Mad Max: Fury Road…un periodo caldo!“. Infine, facendo un bilancio della sua carriera fino ad oggi, Matteo Garrone ha dichiarato: “Credo ci sia un po’ un filo conduttore che lega tutti i miei film, anche se i primi erano film di formazione con una componente più documentaristica, però penso che sia un percorso che fino all’ultimo film hanno un filo conduttore che li lega tutto. Io vengo dalla pittura, quindi per me ogni film è come se facessi un quadro, quindi mi auguro che alla fine della mia carriera metterò tutti questi quadri uno accanto all’altro e sarà più facile capire qual è stata l’importanza e il valore dell’opera che lascio. Adesso è troppo presto per capirlo e sono troppo coinvolto. cerco solo di mantenere alto il livello dei lavori che faccio e cerco di fare dei film che ogni volta mi fanno esplorare nuovi territori cercando di mantenere uno mio sguardo e una mia identità”.