Venezia 77 | Molecole di Andrea Segre è un film di attese irrisolte

È Molecole di Andrea Segre il film di pre-apertura della 77esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nato in modo inatteso nel periodo del lockdown in una Venezia abitata solo dai suoi abitanti, il film di Segre utilizza le immagini di quei giorni, di materiali d’archivio e della memoria famigliare dell’autore per raccontare una città drammaticamente ferita. Ma non da quello che si pensa (il virus).

Molecole | manifesto per una Venezia diversa

L’idea di Segre era inizialmente quella di documentare la città Venezia deturpata dal turismo incontrollato e ferita dall’acqua alta di novembre. Ritrovatosi a raccontare l’imponderabile della Laguna sprofondata nel lockdown, il regista sceglie di trasformare il suo film nel diario per immagini di un’isola divenuta improvvisamente inaccessibile ai ‘foresti’. Segre ha così il modo di raccontare un momento drammatico del Paese e della città, ma anche di mostrare, per la prima volta, la bellezza (o la tristezza, a seconda dei punti di vista di chi guarda) di Venezia senza tutto il frastuono e il movimento di persone.

“Durante i primi giri in barca”, racconta Almansi, campionessa del remo e figlia di vogatori, “Segre mi riprendeva facendomi domande sul turismo, su come lo vivesse un veneziano, sui danni causati dall’acqua granda”. Ed è ancora lei, cambiato il programma, a raccontare il senso della nuova operazione: “Non ho visto una brutta città, non mi ha fatto impressione. Tutti mi parlavano di una Venezia spettrale, io invece per la prima volta ho visto quanto è unica”. Prima lo spegnersi tra le polemiche del Carnevale, quindi la laguna che diventa off-limit. Da un viaggio nei ricordi e della riappropriazione delle radici famigliari, il film diventa il manifesto di un modo diverso di intendere la vita in una città. 

I ricordi famigliari

Ulderico Segre, classe 1946, è stato uno scienziato, un fisico-chimico che ha studiato per anni i movimenti delle molecole, invisibili elementi che non riusciamo a percepire, ma che costituiscono tutto ciò che ci circonda e determinato l’evoluzione del mondo in cui ci muoviamo. Il suo lavoro si è sempre concentrato sui radicali liberi, molecole instabili con elettroni solitari alla ricerca di altri elettroni con i quali appaiarsi. I filmati di repertorio in bianco e nero del padre del regista documentano la vulnerabilità che accompagna ogni cambiamento e la necessità di trovare una speranza, nella scienza o nella famiglia.

Una presa di posizione

“C’è qualcosa di sacro nel pescare da soli: bisogna affidarsi a ciò che non si può prevedere e saper riconoscere segni così piccoli che spesso scompaiono prima che si possa notarli”, spiega Gigi il pescatore, facendosi involontariamente carico di una chiave di lettura suggestiva degli avvenimenti. Quello di Segre è un film “sgorgato”. Nella sua semplicità, Molecole riesce a trasmettere allo spettatore quella sensazione di un corso lento ed inesorabile, di qualcosa che non è stato maneggiato, ma che si mostra così come è (anche se ovviamente non è vero). In una Venezia inedita, Segre (con Teho Teardo, le cui musiche sintetizzano perfettamente l’emozione del film) chiede allo spettatore di condividere un’attesa carica di aspettative. E lo fa prendendo una posizione su ciò che racconta.