La sezione Quinzaine della 69° edizione del Festival di Cannes ha ospitato il regista Pablo Larraìn con il suo nuovo film Neruda, che racconta la storia del Cile attraverso la figura carismatica e magnetica di un premio Nobel. Dopo No – I Colori dell’Arcobaleno e il successo di El Club alla scorsa edizione del Festival di Venezia, Larraìn coinvolge nuovamente Gael Garcia Bernal tra i protagonisti di un film che modifica la natura del classico biopic, per raccontare la vita di un famoso artista delle parole e personaggio di rilevanza nazionale nel periodo tra il 1946 e il 1948.
Ricordato come celebre poeta, Pablo Neruda, qui interpretato da un ottimo Luis Gnecco, fu parte attiva nel Partito Comunista cileno e venne eletto Senatore, sfidando più volte il Presidente Vileda. La sua protesta contro l’arresto dei minatori in sciopero lo portò all’arresto, trasformandolo in un fuggitivo per circa tredici mesi. Il commissario Oscar Peluchonneau (Gael Garcia Bernal) dedicò la sua vita a dargli la caccia, mentre Neruda iniziò a scrivere Canto General, un’ ode composta da 231 poesie che celebrano l’America Latina. Larrain si concentra sulla dualità di Neruda, facendo convivere sulla scena la sua anima politica e artistica, avvolgendo lo spettatore in una dimensione a tratti grottesca e a tratti onirica. La fotografia è sicuramente una delle attrazioni principali e permette un’estetica in cui passato e presente sono difficili da definire, ma l’effetto finale è magico ed evocativo. La storia di stima e scontro tra Neruda e il suo “persecutor” si intreccia in un mix di generi diversi. Se alcune parti sembrano appartenere ad un classico poliziesco, altre virano verso la commedia o sprofondano nel dramma più intimo e tormentato. Neruda è un film in continua mutazione, con cui Larrain si diverte a confondere lo spettatore, trasportandolo in un’atmosfera magica e surreale, quasi visionaria.
Non sembra il classico biopic, come affermato in precedenza, ma più che altro una favola sperimentale sospesa tra realtà e poesia, in cui un ottimo cast dà vita a dei personaggi sullo sfondo di un suggestivo paesaggio innevato della Cordigliera delle Ande. Il ritmo a volte rallenta e la voce narrante è fin troppo invadente, appesantendo la struttura narrativa che risulta confusa in alcuni momenti, ma nel complesso Neruda è un film riuscito, forte di una unicità e un’estetica che porta qualcosa di nuovo al cinema contemporaneo.