Amy Adams al Giffoni 2017: “Credo nelle nuove generazioni”

Imparate dai vostri errori, non siate duri con voi stessi. Credo nelle nuove generazioni. Non deludetemi!”. Dolce e pacata e allo stesso tempo forte e determinata Amy Adams ha incantato la quarantasettesima edizione del Giffoni Film Festival.

Dopo la straordinaria Julianne Moore è arrivata da Los Angeles un’altra rossa venerata dal mondo intero. Un incontro che ha fatto tremare i fan per l’iniziale rifiuto dovuto ai problemi personali dell’attrice. L’interprete di Arrival ha mantenuto la promessa presentandosi al Festival e rispondendo alle innumerevoli domande dei ragazzi: “Ci sono molte ragioni per cui scelgo un ruolo. Per me è fondamentale trovare una connessione con il personaggio”, ha commentato Amy Adams le straordinarie parti che ha incarnato sul grande schermo. Una domanda che ha sfiorato il passato di ballerina dell’attrice, abbandonato per l’esordio sul grande schermo in Bella da morire: “Ho fatto la ballerina. Ho studiato in una scuola di musical. Mi ci è voluto tempo per sentirmi un’attrice. Ballare mi ha insegnato ad esprimere, senza la voce, le emozioni dei personaggi e ad articolare la performance in maniera più creativa. Mi sento libera quando ballo!”.

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Amy Adams firma decine di autografi sul blue carpet della quarantasettesima edizione del Giffoni

In cult cinematografici come Arrival, Il dubbio e American Hustle Amy Adams ha lavorato con alcuni dei più grandi registi di Hollywood. Eppure qualche autore l’ha segnata più di altri e qualche performance ha nascosto dei lati oscuri e dolorosi: “Oltre a Tim Burton ho lavorato con Denis Villeneuve. È un regista gentile e ha creato un set speciale. In futuro mi piacerebbe lavorare con Patty Jenkins, la regista di Wonder Woman. Per quanto riguarda i set una delle esperienze più terribili è uno dei miei film più amati. Non eliminerei questa avventura perché mi ha insegnato tanto e ha cambiato il mio modo di lavorare. I film che ti consumano ti insegnano, nonostante la fatica, a misurare il tempo”.

Ma che cosa ha spinto Amy Adams a fare l’attrice? “Volevo fare il medico. Quando non ho superato un esame di chimica ho deciso di concentrarmi sulle arti performative. Nonostante questo la mia prima audizione fu terribile”. La quarantasettesima edizione del Giffoni Film Festival ha segnato il ritorno di Amy Adams in Italia. Un paese che l’interprete del Dubbio sente vicino per le origini italiane e la piccola Aviana: “Amo l’Italia. Ho dato un nome italiano a mia figlia. Oltre la cultura mi attrae la gente che rende speciale il paese. Mi sento a casa”. Un luogo magico legato al tema di questa edizione, Into The Magic: “La magia sta nelle piccole cose quotidiane. Quei momenti che passano veloci e che dobbiamo tenere nei nostri ricordi”.

Ma dopo tutti questi successi quale è l’ambizione di Amy Adams? “Tra i ruoli che ho lottato per interpretare ci sono Come d’incanto, Junebug e Arrival. Penso che, ogni tanto, sia giusto fermarsi per fare il punto della situazione. Dopotutto il successo è personale!”.

By Carlo Andriani

Segnato da un amore incondizionato per la settima arte, cresciuto a pane e cinema e sopravvissuto ai Festival Internazionali di Venezia, Berlino e Cannes. Sono sufficienti poche parole per classificare il mio lavoro, diviso tra l’attenta redazione di approfondimenti su cinema, tv e musica e interviste a grandi personalità come Robert Downey Jr., Hugh Laurie, Tom Hiddleston e tanti altri.

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