Dopo il successo delle ultime tre edizioni torna il Gleeffoni, lo straordinario evento che porta al Giffoni Film Festival una star del telefilm Glee. Un evento che, dopo le belle e brave Dianna Agron, Naya Rivera e Lea Michele, regala al pubblico e alla stampa italiana l’occasione di incontrare il mitico Blaine Anderson dello show di Ryan Murphy, conosciuto in quel di Hollywood come Darren Criss. Un attore, cantautore, compositore, doppiatore e musicista che nel 2009 mette in scena nel campus dell’Università del Michigan A Very Potter Musical, una parodia della saga di Harry Potter che ottiene milioni di visualizzazioni su Youtube, portandolo ad ottenere il ruolo di Blaine Anderson nella serie tv Glee. Criss raggiunge così il successo mondiale arrivando a lavorare a Broadway nel musical How to Succeed in Business Without Really Trying, dove interpreta il ruolo di J. Pierrepont Finch che gli vale il Broadway.com Award come Best Replacement di Daniel Radcliffe. Un palco prestigioso che Criss torna a calcare nel 2015 come protagonista del musical rock Hedwig and the Angry Inch in cui veste il ruolo di Hansel, un ragazzo che dopo una fallimentare operazione per cambiare sesso si ritrova ad essere né uomo né donna. Ma Criss non si ferma, continua infatti la sua carriera di doppiatore di serie animate (The Cleveland Show) e film di animazione (The Tale of The Princess Kaguya), di attore cinematografico (Girl Most Likely) e di musicista. Potete trovare qui sotto tante interessanti dichiarazioni sulle sue passioni, le sue ispirazioni ed anche i suoi prossimi progetti.
Quale è il tuo rapporto con il cinema e la musica?
Molti attori sono anche bravissimi musicisti. Non credo sia una coincidenza. Dopotutto entrambe le professioni presentano qualità come ritmo e timbro e non c’è molta differenza tra usare queste doti come musicista o come attore. Mi sembra abbastanza normale interscambiare queste due arti. Ad esempio la commedia è un genere che amo molto perché ha una sua musicalità e presenta molti aspetti in comune con l’Opera.
Che cosa puoi svelarci sul film che stai girando in Italia?
Purtroppo non posso svelarvi molto. Quello che posso dirvi è che si tratta di una storia molto bella. Non posso garantirvi che sarà un capolavoro ma sicuramente sarà bellissimo da guardare. Il titolo cambia spesso, soprattutto per quanto riguarda i mercati esteri. Speriamo che il nome non sia importante o che il film sia più importante del nome. Comincerò tra una settimana. E’ un ritratto fantastico di un’Italia vera. Il regista è il premio Oscar per la sceneggiatura di Rain Man, Barry Morrow. Mi sembra una bella produzione. E’ importante per me partire dalle persone quando lavoro. Mi sono sembrate tutte persone gradevoli con cui valesse la pena lavorare per due mesi. Persone genuine. Madalina Diana Ghenea sarà nel cast. Del mio ruolo posso solo dire che verrò rapito e che sarò un tipico stupido americano.
In Glee hai lavorato a tributi a popstar come Madonna, Lady Gaga e Britney Spears. Quale è il tuo tributo preferito e cosa hai imparato dalle popstar presenti nello show?
Purtroppo non ho avuto la fortuna di incontrare molte delle popstar che hanno partecipato allo show quindi non credo di essere riuscito ad apprendere molto. Quello che posso dire è però che è stata una emozione incredibile interpretare il tributo ai Beatles. Suonare il basso della band e girare in bianco e nero e con lo stesso look dei Beatles è una esperienza che non scorderò mai.
Quali suggerimenti daresti a un ragazzo che sogna di diventare un artista?
Ogni artista, qualunque sia il suo campo (musica, disegno, recitazione), deve prendere ispirazione dal mondo che lo circonda, e questo vale non solo per il lavoro ma anche per la vita. Il mondo è pieno di cose belle e un artista deve essere una sorta di spugna che trae ispirazione da tutto quello che ha intorno. Il mio consiglio è uscite, fate esperienza, ascoltate il mondo e lasciatevi ispirare. Il resto poi verrà da sé.
Hai recitato in Glee, in importanti produzioni teatrali ed anche al cinema. Puoi dire di aver realizzato il tuo sogno?
In realtà non ho mai sognato tutto questo. Quello che mi interessava era seguire le mie passioni, cucinare, avere una famiglia. Quello che ho sempre sognato era diventare un artista, non diventare famoso. La fama non ha nulla a che vedere con i sogni. In realtà quello che conta è l’impegno che si ci mette tutti i giorni per portare avanti le proprie passioni. Vale la stessa cosa per un ragazzo che, dopo anni di studio, finalmente indossa per la prima volta il camice di dottore. Nella vita ci sono tanti traguardi, come diplomarsi o prendere la patente. È a quello che bisogna mirare, la fama è solo una conseguenza di questo, non l’obiettivo.
Che cosa ci racconti dell’esperienza a Broadway con Hedwig and the Angry Inch?
È un sogno che si realizza. Ho conosciuto il personaggio di Hedwig da teenager. Vidi il film da adolescente e mi innamorai del progetto. Fare parte dello show a 14 anni di distanza dalla visione del film è incredibile. E’ come entrare a far parte della tua band preferita. E’ come se un fan dei Beatles fosse stato chiamato da uno dei Fab Four per far parte del gruppo. È un ruolo meraviglioso. Il teatro americano ha una grande tradizione di testi contemporanei che sono diventati classici come Tennessee Williams o Neil Simon. Uno degli ultimi grandi classici del nostro teatro che rientra in questa tradizione è Hedwig. La sensazione è che rimarrà nella Storia di Broadway e che lo avranno in programma anche tra 50 anni.
Hai collaborato personalmente con John Cameron Mitchell?
Sì, certo. Sarebbe impossibile recitare in un dramma di Shakespeare e mettersi a parlare con lui del ruolo, no? In questo caso ho avuto la fortuna di passare molti giorni con John. L’avevo conosciuto parecchi anni fa in occasione del successo di Glee. Attraversai una stanza e andai a stringergli la mano dicendo: “Ehi sono Darren, sono un tuo grande fan”. Siamo diventati amici già in quell’occasione. Se uno mi avesse detto che avrei lavorato con Mitchell quando avevo 14 anni avrei pensato che quella persona fosse completamente pazza.
Che musica ascoltavi da adolescente?
Nirvana, Green Day e altre rock band…
Quali sono i tuoi attori preferiti?
Mark Ruffalo. Sono sempre stato un suo ammiratore e so che è stato qui a Giffoni la settimana scorsa. Non penso che abbia mai fatto qualcosa di sbagliato nella sua carriera. È stato un meraviglioso attore teatrale in This is Our Youth quando aveva appena venti anni. Ed ora dopo tanto cinema indipendente ha dimostrato di poter essere Hulk in un blockbuster enorme. La sua versatilità è una grande ispirazione.
Hai studiato teatro in Italia?
Sì, ad Arezzo presso l’Accademia dell’Arte, una scuola specializzata nella commedia dell’arte.
Quando hai deciso di voler fare l’attore?
Da molto piccolo. Vidi Aladdin nel 1992 e la voce del genio era di Robin Williams e questo fu lo spunto iniziale. Sono cresciuto a San Francisco dove Williams viveva con la sua famiglia. Mi capitava di stare con i suoi figli, era un artista più accessibile di altri perché lo consideravo vicino a me in quanto concittadino. Quando seppi che lui aveva dato la voce al mio personaggio preferito di Aladdin, ovvero il genio della lampada, decisi che sarei voluto diventare un attore. Non ho scelto questo mestiere perché avevo la necessità di spiccare o di emergere in un contesto di persone. A me interessa l’arte della narrazione. E’ per questo che lo faccio. Il teatro è una chiesa per me. Mi interessa la ritualità che riguarda l’esperienza di fruizione teatrale.
Quale è il tuo miglior ricordo di Glee?
È una domanda difficile. Ci sono i momenti preferiti davanti alla camera da presa, i momenti che mi hanno visto come spettatore di qualcosa di meraviglioso ed i momenti in cui i miei colleghi hanno avuto un’esperienza così bella che non ho potuto fare altro che essere coinvolto anche io dalla loro gioia o soddisfazione personale.
È forse la performance di Teenage Dream ad averti reso celebre?
Assolutamente no! Ero nervosissimo e pieno di dubbi in quel momento. La performance fu speciale ma ero così preoccupato a fare bene il pezzo che non posso proprio dire di essermi divertito. Ma a ben pensarci una storia c’è e coinvolge Chord Overstreet, forse il collega con cui ho legato di più nei cinque anni dello show. Dovevamo rifare Wake Me Up Before You Go Go degli Wham e chiunque conosca quella canzone sa quanto è frizzante e piena di freschezza. La notte prima era la notte degli Oscar e con Chord abbiamo fatto le quattro del mattino passando da un party all’altro e bevendo qualche drink di troppo. La mattina dopo dovevamo registrare la canzone alle sette del mattino ed eravamo completamente cotti. Per i primi cinque minuti ci siamo guardati pensando: “Questa cover farà schifo”. Poi abbiamo cominciato lentamente a fare Jitterbug, Jitterbug e ci siamo lasciati andare. Se fosse stata una canzone lenta probabilmente saremmo svenuti a cantarla.
Sei diventato un’icona gay interpretando Blaine Anderson. Che cosa pensi della attuale situazione americana per quanto riguarda il mondo gay?
Mmm, è una domanda molto difficile. Prima di tutto non ho scelto Blaine Anderson ma loro hanno voluto che io fossi Blaine Anderson. Lo dico per correttezza. E’ un ruolo meraviglioso che qualcuno mi ha affidato e che io ho cercato di fare al meglio. Sono un eterosessuale che ha avuto la possibilità di interpretare un omosessuale. Non posso permettermi di essere il portavoce della comunità gay. Non lo troverei corretto. Posso solo dire che nel mio paese c’è una maggiore esposizione, soprattutto tra i giovani, per quanto riguarda il tema dell’omosessualità. Glee sotto questo punto di vista è stato un punto di riferimento per una generazione e forse ha permesso di rendere mainstream un dialogo all’interno delle famiglie. Se Blaine ha potuto fare qualcosa di positivo per qualcuno o ha potuto rappresentare qualcosa di positivo sono solo felice.
Ora che la serie è finita come vedi il personaggio di Blaine Anderson in relazione alla tua carriera?
Sono stato fortunato ad interpretarlo e sarei stupido a non ammettere che è stato il ruolo che ha dato una svolta alla mia carriera. Quando ho ottenuto quel ruolo i miei amici più intimi mi hanno detto che stavo facendo qualcosa di completamente diverso da quello che avevo interpretato precedentemente. Di solito ero stato scelto per ruoli di uomini trasandati e con i capelli lunghi. Blaine è invece un damerino un po’ figlio di papà completamente diverso dai miei lavori precedenti. Se dovessi essere associato a Blaine per tutta la vita mi riterrei fortunato ma quello che cerco è la versatilità. Se mi chiedono se sono un musicista rispondo che sono un attore e se mi chiedono se sono un attore rispondo che sono un musicista. Vedremo che succederà…