“Evangelisti’s Rache é radicale, un portmanteau in cui spingere a forza l’intero orrore globale che adesso viviamo. Lo abbiamo tenuto nascosto per quasi dieci anni. Quando abbiamo visto l’ISIS, l’Ucraina, l’ebola, allora ci siamo detti: ora.”
Dieci anni dopo. Sembra il titolo neanche troppo originale di un nuovo apocalyptic movie, e invece è soltanto l’arco temporale che ha impiegato un film come R.A.C.H.E. a finire sul web. Violenta, secolare, irritante riesumazione di un cyberpunk che ai più appare ormai morto e sepolto, ma che continua a mietere metaforiche vittime tra le nuove generazioni. E certamente Mariano Equizzi nel non troppo lontano 2003 viene colpito a viso aperto dalle istanze sci-fi che popolano i romanzi di Valerio Evangelisti nel suo Ciclo di Eymerich. La potenza visionaria di questa invenzione letteraria non è passata inosservata al regista siciliano: R.A.C.H.E. è una sigla, un acronimo che ha conosciuto diverse interpretazioni ma che non ha mai perso la sua connotazione originaria, resa sinistramente dalla sua innegabile assonanza con il termine tedesco “rache” (vendetta). Più precisamente tratto dal racconto O Gorica tu sei maledetta! e dai capitoli che si soffermano sul soggetto principale qual è la R.A.C.H.E., il mediometraggio prodotto e montato da Luca Liggio della LEB Film, rappresenta – dopo i vari fumetti e le riduzioni per la radio – il primo tentativo di tradurre un’opera di Evangelisti in codice cinematografico e trasportarla sul grande schermo.
Un’organizzazione terroristica internazionale le cui radici storiche vanno ricercate nei cupi giorni della caduta del Reich; un’associazione di stampo bancario-corporativo con loschi interessi economici nelle aree ai margini del mercato occidentale; una chiesa sacrilega che nasconde dietro la sua missione oscuri fini di evangelizzazione: sono soltanto alcuni dei possibili volti che può assumere la R.A.C.H.E., che considerata oggi, a decenni di distanza dalla sua prima comparsa nella produzione letteraria di Evangelisti non può non trovare un’armonica liaison con quell’organizzazione religiosa dagli scopi poco chiari che si autodefinisce ISIS. La pellicola, in ogni caso, alterna tre diverse scansioni temporali dispiegando un intreccio che esula dall’impianto diegetico tradizionale, scardinando le canoniche peculiarità della narrazione filmica: ne viene fuori una storia fatta di oscure predizioni, ossessioni nazional-socialiste e pura follia operante. A partire dagli esperimenti genetici nella Germania di Hitler, prende vita un’organizzazione segreta denominata R.A.C.H.E. destinata ad impadronirsi di una grossa fetta d’Europa orientale, ma nel corso della battaglia per la conquista della spettrale città di Gorica, i poliploidi – soldati inumani di cui si serve la sopramenzionata consorteria, la cui impeccabile realizzazione è da attribuire alla scultrice Ursula Equizzi, sorella del regista – sfuggono al controllo, preludendo significativamente ad una vera e propria apocalisse di orrore, morte, distruzione.
Non più spade laser e iperspazio, dunque: piuttosto che la luce, Equizzi intende raccontare le tenebre di un periodo storico servendosi della precisione orwelliana che traspare dalle pagine di Evangelisiti, in un trompe-l’œil sovversivo rivelante le origini e le conseguenze della genetica sperimentale del tempo. Ed è lo stesso giovane cineasta a dichiararlo: “Valerio Evangelisti èil nostro Orwell, ma decenni di Brizzi, Martani, Parenti, Muccini, Zaloni e Zelig ci hanno fatto scordare che siamo il paese di Salò, che a mio parere è il vero antesignano di Eyes wide shut”. E continua con duro tono d’ammonimento: “L’amnesia è il male più atroce, l’amnesia uccide la civiltà”. Non bisogna dimenticare, infatti, che alcuni dei personaggi rappresentati sono realmente esistiti – primo fra tutti Jakob Graf, autore del testo fondamentale che ha contribuito a delineare il sistema razziale nazista. Le soluzioni stilistiche adottate dal regista (quali il costante utilizzo dello split-screen e l’insistenza su una fotografia fortemente desaturata) donano al mediometraggio un tocco personale deciso e ben studiato che potrebbe tranquillamente alludere ad un cinema d’autore. Nel complesso sistema del montaggio frenetico dalle vaghe reminiscenze di film sovietici d’avanguardia, si inseriscono le musiche dai graffianti toni industrial di Paolo Bigazzi Alderigi e il clima da incubo già riscontrabile tra le pagine del romanzo. Lo spazio fisico e sonoro che si viene a ricreare proietta nella mente dello spettatore un ambient narrativo che in soli 37 minuti non concede tregua alcuna: dal bunker in cui si è rinchiuso Hitler, passando per il Guatemala fino al dissacrante epilogo in cui primeggia l’etica distorta della R.A.C.H.E. che plasma la vita per uccidere.
Il prodotto cinematografico in questione è stato interamente girato a Trieste con il supporto e la collaborazione del centro ricerche e sperimentazioni La Cappella Underground. Il suo percorso, che lo vede trionfare in anteprima mondiale al festival internazionale della fantascienza Science Plus Fiction nel novembre 2005 e guardare ad una nuova genesi nel 2007, non si è ancora concluso: esso si appresta a trasformarsi in un vero e proprio lungometraggio da instradare nel circuito delle sale dove potrà certamente ottenere la visibilità che merita. Nell’attesa, tramite il sito www.rache.company è ora possibile visionare il trailer e acquistare, per soli 0,99 cent, lo streaming di questo piccolo gioiello mostrato di recente al mondo, che ha conservato la sua intensa carica espressiva come aria circolante in eterodosse atmosfere new weird.