Ha aperto la diciannovesima edizione del Far East Film Festival Survival Family, la nuova commedia scritta e diretta da Shinobu Yaguchi, l’autore del successo di pubblico e di critica Waterboys.
Ispirata a fatti realmente accaduti nella regione di Tohoku l’11 marzo 2011 e interpretata da Fumiyo Kohinata, Eri Fukatsu, Yuki Izumisawa e Wakana Aoi, Survival Family racconta la storia di una famiglia di Tokyo sconvolta dall’improvviso crollo della rete elettrica giapponese. La causa del guasto è sconosciuta, l’unica certezza è che la famiglia Suzuki deve sopravvivere come ai vecchi tempi, quando i maiali non si trovavano in macelleria e il cibo valeva più di qualsiasi Maserati o Rolex.
Uniti dal folle obiettivo di raggiungere Kagoshima (la regione in cui abita il padre della mater familias, un pescatore snobbato per i suoi doni “utili” ), i Suzuki partono armati di forza d’animo e buona volontà. Lungo la strada troveranno tanti pericoli ma anche il desiderio di riconoscersi la famiglia che hanno dimenticato di essere.
On the road, tra ironia e dramma
Little Miss Sunshine
incontra Robinson Crusoe. Sono sufficienti poche parole per descrivere Survival Family, l’agrodolce adventure-family firmata da Shinobu Yaguchi. Una commedia che ha l’ambizione di sovvertire le leggi del disaster movie che, dall’intramontabile La guerra dei mondi di Byron Haskin al recente 10 Cloverfield Lane di Dan Trachtenberg, ha giocato troppe volte i cliché delle invasioni aliene, dei virus letali e dei cataclismi globali.
La causa che consacra l’anarchia giapponese è meno epica ma totalmente plausibile: un guasto elettrico che, in un batter d’occhio, distrugge la dipendenza dall’energia elettrica. Una critica severa quella di Yaguchi che, con ironia, apre aspre riflessioni. Che cosa succederebbe se dovessimo fare a meno di smartphone, wifi, internet, calcolatrici elettroniche e quant’altro? Riusciremmo a sopravvivere o resteremmo vittime della nostra inerzia alle macchine?
Affrontando la crisi tecnologica, Survival Family non abbandona il cuore della narrazione, la famiglia Suzuki. Disomogenea, disfunzionale, a tratti perfino insopportabile, la Survival Family di Yaguchi è il punto di forza di una pellicola che diverte attraverso i goffi tentativi dei protagonisti di sopravvivere a realtà più grandi di loro. Un’avventura on the road ricca di brillanti idee di sceneggiatura, un cast eccellente (in primis Kohinata che dona al pater familias sfumature che oscillano tra il dramma e la comicità) e scene di crudo realismo (un colpo al cuore la sequenza in cui, vinti dall’anarchia e dalla fame, i giapponesi prendono d’assalto un acquario trasformandolo in un barbecue-Caritas).
Il passato del Giappone, messo in scena attraverso l’eco del cataclisma di Fukushima, è un ricordo che non toglie spazio al senso della pellicola: l’amore familiare. Senza cibo, acqua, vestiti e coperte, i Suzuki hanno il legame che li rende una famiglia. Un dono che, trascendendo qualsiasi materialità, permette loro di superare qualsiasi blackout la vita avrà in serbo per loro.