Crescere con Jurassic Park: come l’estate del 1993 ci ha cambiato la vita

C’è una intera generazione che non è rimasta più la stessa dopo essere uscita dal cinema della propria città durante la calda estate del 1993. Il primo e inimitabile Jurassic Park è stato per milioni di persone (oggi adulte) il passaggio dalla fanciullezza alla maturità, una vera e propria prova del fuoco cinefila. Era impossibile non sentirsi più grandi di quanto non lo si fosse in realtà, dopo aver visto sul grande schermo scene come quella in cui un T-Rex divora un avvocato come fosse un arrosticino alla grigliata di Pasquetta, o ancora quella del celebre “jump scare” che mostra la scoperta del braccio reciso di Ray Arnold.

Jurassic Park: come Steven Spielberg ci ha fatto sentire grandi

Sono momenti di terrore in un film che è pensato per appassionare ed affascinare i più piccoli: sprazzi di inquietudine in una storia di avventura che ancora oggi è presa ad esempio, colma di quei buoni sentimenti di cui da sempre si alimenta il cinema di Steven Spielberg. Così, parlandone con gli amici il giorno dopo la visione, si faceva finta di essere già “adulti” perché si era riusciti a guardare quelle scene senza allontanare gli occhi dallo schermo (quando magari i nostri genitori lo avevano fatto). Come per la generazione precedente Star Wars aveva rappresentato un punto di svolta, riuscendo ad entrare nell’immaginario collettivo e persino nel linguaggio comune, così milioni di ragazzi cominciarono a comunicare fra loro parafrasando le frasi più celebri del film di Steven Spielberg. Abbiamo ormai perso il conto di quante volte ci è capitato di citare il Dott. Ian dopo un momento di delusione verso qualcosa che ci aspettavamo diversa: “Senta, è previsto che si vedano dei dinosauri nel suo Parco dei Dinosauri?” (in sala, vedendo il Godzilla di Gareth Edwards, qualcuno qualche fila dietro la mia poneva ad alta voce una domanda molto simile). 

Sam Neill in Jurassic Park

Jurassic Park: quando vedi un dinosauro per la prima volta

La prima apparizione di un dinosauro in Jurassic Park è qualcosa che è impossibile dimenticare anche dopo decenni, un evento reso incredibile grazie alla meraviglia degli effetti speciali, che mai prima di allora erano stati così avanzati ed imponenti. Non è un caso che, dopo la prima proiezione del film in America, uno dei massimi esperti della stop-motion al cinema, Phil Tippet, dichiarò: “Come il meteorite con i dinosauri, così Spielberg ha segnato l’estinzione del mio lavoro”. C’era qualcosa di meraviglioso nel vedere un film che parlava di esseri vissuti milioni di anni fa eppure così proiettato verso il futuro, così appassionato di tecnologia (sia quella di cui si parla nella storia, sia di quella utilizzata per realizzare le singole scene) da farci sognare ad occhi aperti che posto incredibile sarebbe potuto essere il mondo solo a qualche anno di distanza da noi, grazie al progresso e all’evoluzione. E, nonostante alcuni dei temi del film fossero troppo complicati per un dodicenne a cui interessava soltanto vedere dei dinosauri rincorrere i personaggi fin dentro la propria cucina, Jurassic Park ha saputo anche rapire il cuore dei tanti adulti che magari quel settembre del 1993 decisero di accompagnare i propri figli al cinema. Non giocare con la natura, gli avvocati troveranno sempre un modo per fregarti, il capitalismo non è per forza una buona cosa: questi sono i temi di Jurassic Park. Eppure anche per chi non poteva ancora comprendere quei messaggi, il film di Spielberg è stato un passaggio importante, per il modo in cui il regista mostrava i suoi dinosauri senza nascondere l’amore che provava per loro, e riuscendo a trasmettere questo suo legame con le creature anche al pubblico, che finiva inevitabilmente per innamorarsene. Fra il 1993 ed il 1994 scomparvero orsetti di pezza, figurine dei calciatori, Barbie e soldatini: ogni bambino voleva il suo dinosauro giocattolo, nella speranza che un giorno qualcuno sarebbe stato in grado di dare vita a quel piccolo oggetto inanimato e trasformarlo in un vero brachiosauro (come animale domestico, sempre meglio scegliere un esemplare erbivoro). In un periodo come quello che stiamo vivendo oggi, dominato da blockbuster cinematografici sempre più complessi e stratificati, la semplicità e l’eleganza di Jurassic Park ci appare rivoluzionaria. Un film in grado di entrare in sintonia con gli spettatori più giovani e, allo stesso tempo di coinvolgere anche il pubblico più adulto. Un film che è invecchiato come una zanzara nell’ambra: un piccolo fossile che in sé racchiude una perfezione cinematografica da preservare per sempre. 

 

 

 

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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