Esce in Italia, quasi contemporaneamente al secondo insediamento del presidente Obama alla Casa Bianca, il nuovo film di Steven Spielberg incentrato, guarda caso, sul mese che precedette il secondo insediamento del presidente Lincoln. Un gioco di coincidenze, che ulteriormente lega le due figure storiche, e le rispettive presidenze, già intimamente connesse, tanto da essere, quella di Obama, in qualche modo diretta conseguenza, proiezione nel futuro, proprio dei fatti raccontati nel film.
Spielberg infatti, circoscrive il ritratto storico del presidente Lincoln, al momento cruciale dei suoi due mandati, il mese ( anche quello, il gennaio del 1865) in cui, al culmine della Guerra di Secessione, venne fatto approvare l’emendamento per abolire la schiavitù in America. Un film che racconta con passione, i valori della democrazia dai suoi ingranaggi, mettendo sotto la lente di ingrandimento i meccanismi e i punti deboli del sistema. Ne emerge il ritratto di un uomo, di un marito, di un padre, di un simbolo, tutto concentrato in un unico personaggio, uno dei miglior scritti da Spielberg. A incarnare l’uomo e il mito, Daniel day-Lewis, in interpretazione potente. Un affresco storico che non cede a troppa indulgenza nei confronti della figura storica e del suo operato, ma che contemporaneamente non nega anche qualche momento di retorica.
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