Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate, la recensione

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Il 17 Dicembre  è un giorno atteso e temuto dai fans della coppia creativa Peter Jackson – JRR Tolkien, poichè arriva nelle sale Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate, l’ultimo capitolo della trilogia prequel del Signore degli Anelli. L’avventura di Bilbo Baggins volge al termine, ma lo fa con i fuochi d’artificio. Infatti, se il primo capitolo è stato impegnato in gran parte con la presentazione della storia, degli equilibri tra le parti e dei personaggi mantenendo un ritmo sostenuto, da Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug abbiamo vissuto un crescendo di pathos, emozioni e azione, fino ad arrivare a questo nuovo film che è una vera e propria esplosione di effetti speciali, combattimenti, sentimenti e acrobazie visive.

hob2-compressedSchiavi dell’ira del temibile drago Smaug, Pontelagolungo subisce un duro colpo e i pochi abitanti rimasti devono cercare di costruirsi una nuova vita altrove. La Montagna piena d’oro e pietre preziose diventa il luogo centrale, intorno alla quale si alimenta una guerra che coinvolge le cinque armate della Terra di Mezzo. I Nani di Erebor, gli Elfi e gli Umani devono coalizzarsi per sconfiggere i due eserciti di orchi che avanzano velocemente da Nord, ma sceglieranno la strada più semplice? Bilbo Baggins intanto si ritrova all’interno della Montagna, in ostaggio di un Thorin Scudodiquercia diverso, sotto il giogo della malattia del drago che lo sta portando alla pazzia. Non ragiona più lucidamente, per il bene del suo popolo, ma pensa solo a proteggere il tesoro e a trovare la tanto ambita Arkengemma. La sua ossessione e la sua mente offuscata lo rendono ottuso e privo di buonsenso verso le ragionevoli richieste degli Elfi e degli Umani che vorrebbero solo la loro parte di tesoro come accordato. Tutto ciò scatena una guerra inevitabile, che prende una brutta piega, con l’arrivo degli orrendi e spietati orchi.

Peter Jackson e gli sceneggiatori Fran Walsh e Philippa Boyens hanno realizzato un finale epico al di sopra di ogni aspettativa, senza risparmiare le scene d’azione, i dialoghi fondamentali ed emozionanti, e le dinamiche intriganti tra i vari personaggi del racconto. Senza cadere banalmente nel confronto con il romanzo da cui è tratto il film, possiamo dire che Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate è un film che funziona. Fin dalla prima scena prologo con l’attacco di Smaug alla città di Pontelagolungo lo spettatore viene catapultato nel pieno dell’azione, godendo anche della tecnica del 3D di alta qualità, che produce l’effetto di puro divertimento. Nessun particolare è lasciato al caso e la regia si sposa perfettamente con la sceneggiatura, la scenografia ed effetti visivi coinvolgenti ed emozionanti. Non manca una vena di romanticismo nella graduale caduta del Re Thorin e nella relazione tra l’elfo Tauriel e il Nano Kili.

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Ne sono passati di anni dal 1937, anno in cui il romanzo Lo Hobbit venne pubblicato per la prima volta, dando vita a questo mondo fantastico e affascinante, nato dalla fervida immaginazione di un autore di favole per bambini. Martin Freeman nel ruolo del giovane Bilbo Baggins, Richard Armitage in quello di Thorin Scudodiquercia, Luke Evans come Bard, Evangeline Lilly e Orlando Bloom nei panni degli elfi Tauriel e Legolas, e Ian McKellen nel mito ruolo del Mago Gandalf, tornano ad emozionare il loro pubblico, anche grazie alla partecipazione dei protagonisti di supporto, tutti perfettamente funzionali alla storia. Peter Jackson regala un film di avventura e di azione, ricco di contenuto, con delle basi narrative solide e uno spettacolo estetico al quale non si può resistere, soprattutto se si indossano degli occhialetti 3D. E’ con un po’ di nostalgia che ci congediamo dalla Terra di Mezzo, ma dopo aver visto Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate al cinema dal prossimo 17 Dicembre, magari fatevi regalare un cofanetto delle due trilogie di successo, per poter gustare di nuovo l’atmosfera dark fantasy della coppia Jackson-Tolkien.

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By Letizia Rogolino

Il cinema e la scrittura sono le compagne di viaggio di cui non posso fare a meno. Quando sono in sala, si spengono le luci e il proiettore inizia a girare, sono nella mia dimensione :)! Discepola dell' indimenticabile Nora Ephron, tra i miei registi preferiti posso menzionare Steven Spielberg, Tim Burton, Ferzan Ozpetek, Quentin Tarantino, Hitchcock e Robert Zemeckis. Oltre il cinema, l'altra mia droga? Le serie tv, lo ammetto!

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