Lucca Film Festival, Oliver Stone: “Il mio prossimo film? Un documentario su Putin”

Il Lucca Film Festival 2017, con una ricchissima retrospettiva, ha deciso di celebrare i circa 40anni di carriera di uno dei più grandi narratori della storia contemporanea: il maestro del cinema americano Oliver Stone, arrivato in città questa mattina per una conferenza stampa. Nonostante la sua carriera cinematografica sia il vero oggetto della celebrazione, è impossibile parlare del regista di JFK, Snowden e Platoon senza entrare nel terreno minato della politica. E così Stone si è avventurato in una feroce accusa alla società statunitense, giudicata “ipocrita e rigida”, e al nuovo presidente. “Trump in tutti i campi sta andando nella direzione sbagliata, specialmente sul cima”, ha dichiarato il cineasta.

Oliver Stone al Lucca Film Festival 2017

Se non reagiamo saremo trascinati giù da queste decisioni. È un ignorante, e la sola speranza è che possa imparare in questi mesi qualcosa di politica estera“. Ma con un velo di ironia il regista ha anche confessato di essere convinto che “gli Stati Uniti non vengano gestiti effettivamente dal Presidente, ma da una burocrazia e da un apparato che è continuo nel tempo e che non cambia certamente con le elezioni“. Un vero e proprio “Stato parallelo e segreto” con una “propria agenda e dei propri obiettivi”. La dura invettiva del regista non risparmia nemmeno la morale del suo Paese. “La morale americana è molto rigida e poco incline al perdono, specialmente quando si parla di sesso” ha risposto ad una domanda che chiedeva di una sua presa di posizione sul caso Roman Polanski.

Ma sollecitato dalla curiosità dei giornalisti, Stone è venuto meno anche alla sua proverbiale reticenza nel parlare dei progetti futuri, annunciando di essere al lavoro su di un nuovo documentario su Putin. Una lunga conversazione sullo stile di quelle realizzate con Fidel Castro (il titolo provvisorio è infatti quello di “Conversation with Putin”) in cui il presidente russo esprimerà per la prima volta il suo pensiero completamente in lingua inglese, senza alcuna mediazione da parte di interpreti. Per la realizzazione di questo progetto Stone ha speso più di un anno e mezzo in Russia, e conta di terminare la fase di montaggio entro gli inizi del prossimo anno. Un lavoro che ben si inserisce nel mosaico della sua variegata filmografia.

I miei lavori vertono quasi sempre sul potere e sul modo in cui questo viene ottenuto e gestito“, ha spiegato Stone. “Quando faccio un film cerco sempre di essere il più realistico possibile, anche se a volte bisogna usare delle licenze drammaturgiche per rendere cinematografico il racconto“.

Parole di elogio sono state infine spese nei confronti del cinema italiano. Oliver Stone considera alcuni registi del nostro Paese, come Bertolucci, dei “maestri nel narrare la crisi economica e le difficoltà delle classi più povere. In America siamo molto più ipocriti e un Pasolini da noi verrebbe crocifisso. Non sarebbe possibile fare un film ateo. Sarebbe la morte commerciale, e il fallimento commerciale è lo strumento con cui Hollywood isola e allontana gli artisti“.

By Davide Sette

Giornalista cinematografico. Fondatore del blog Stranger Than Cinema e conduttore di “HOBO - A wandering podcast about cinema”.

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